martedì 24 giugno 2014

Orizzonte di rampicanti

Foto di Oliviero Angelo Fuina

Al peso netto dei terreni incolti
spazia lo sguardo inciampando sui tronchi
mentre il canto dell'acque in fuga bassa
si destreggia tra le spine dei rovi

Nell'umana fatica a modellare
orizzonti di staffe e rampicanti
per quel verde di mansueto raccolto
che si auspica rubare alla natura

ma stille di sudore hanno irrigato
ciò che troppe tempeste hanno disperso
affranto guardo i gambi ormai recisi
e foglie sopra il desco di lumache

e cerco la risposta al mio tacere
mentre nell'erba vesto le caviglie
nulla mi è stato tolto che era mio
tutto ritrovo dentro un potenziale

Il sole residente che ritorna
bacia la pelle in tutte le promesse
il tempo non respira di traguardi
ma vive dentro un viaggio senza fine.


24/06/14

Oliviero angelo Fuina - Tutti i diritti riservati

La vespa nera a tre marce


La vespa col cilindro d'inganno
e tre marce inadeguate al vento
come sauro dal nero manto d'ebano
con candido sellino a doppio posto

- fatto da ali cadute in Inverno
dentro un volo incompiuto agli sguardi -
è ancora appoggiata alla memoria
con lucido pedale a ripartire

Nei caldi anni allo zenit dei miei dubbi
ogni domanda svaniva sulla strada
senza una fine, in arrivi costanti,
piegando le risposte ad ogni curva

avevo il mondo sotto le due ruote
e i libri miei serali fra le gambe
non c'era pioggia che bagnava i sorrisi
che ancora non sapevo conservare

Ora cammino da tempo in scarpe strette
fumo di Londra vestito di lamiera
e le distanze non sembrano accorciarsi
troppi i traguardi cancellati al tramonto.


11/09/09

(da: "Blocco Note", Oliviero Angelo Fuina)

Angelo è seduto sul confine



Angelo è seduto sul confine
ha un biglietto di penna d'oca
- respira l'odore della pioggia -
gioca con la pagina del cielo
a trovare differenze con i monti;

il grigio per suo figlio è rosa
- daltonico ottimismo da invidiare -
gocce tamburellano il tendone
assordando i timidi pensieri;

lampioni al nastro di partenza
aspettano le ombre decisive
di un vespero davvero imminente
nei colpi di coda del giorno.

E' applauso di acqua scrosciante
adesso a fremere le fronde
Angelo vorrebbe ringraziare
ma non si usa, dietro le quinte,
e piega le spalle senza inchino
nascondendo un sorriso di sfida.


03/09/09

(da: "Blocco Note", Oliviero Angelo Fuina)

martedì 17 giugno 2014

L'essenza profumata della musica





Poi ti capita di ascoltare alla radio un brano musicale che da sempre si era legato ad un evento significativo, ad un'emozione di quelle che a ripensarci bene nemmeno ti sembra realmente possibile abbia sommerso proprio te. E il battito cardiaco si accelera e quel dolore originale, dato dal rimpianto o dalla semplice malinconica nostalgia di un tempo per te irripetibile, si ripresenta pressoché intatto, anzi, amplificato dall’inaspettato ritrovarlo. E voci, volti, sguardi e sapori ti si palesano prepotentemente allo sguardo commosso dell’anima.
Proust, nella sua Ricerca del tempo perduto, aveva ancorato le ritrovate sensazioni ed emozioni al profumo delle Madeleine, tipici biscotti francesi  all’anice.  Io, oltre a particolari profumi gastronomici ancora dispersi in molte bolle del tempo della mia infanzia,  riesco a vivere suggestivi viaggi anacronistici e  personali col profumo di certi brani, di certe canzoni. Sì, ho detto proprio il profumo.
Questa è una riflessione che ho fatto proprio oggi riascoltando per l’ennesima volta un brano che mi legava ad una persona amata in modo impetuoso, come solo i “primi” amori possono essere vissuti, molto tempo fa. Riascoltare quel particolare brano, ho scoperto, non mi aveva fatto più alcun effetto di richiamo nostalgico. Mi sono dunque chiesto il perché di questa disparità percettiva.
La prima risposta che frettolosamente mi sono dato è stata la più ovvia: il tempo aveva finalmente “guarito” questo mio attaccamento tenace ad un passato ormai morto. Ma non è stata la risposta esatta.
Non perché il passato non era morto (lo è sempre), bensì perché in ogni mia attuale quotidianità non mi si ripresenta usualmente. L’innesco è sempre dato dall’ascolto di un brano ancorato al singolo episodio emotivo. Come una boccetta di profumo che una volta che si apre sprigiona essenze evocative. Il profumo, la vera essenza, della memoria personale. Sono preziose queste boccette personali e si dovrebbe centellinarne l’inalazione per salvaguardare il loro tesoro emotivo conservato. Al pari di ogni flaconcino di profumo che rimane spesso aperto e il cui aroma ci pervade copiosamente, subentra una naturale assuefazione olfattiva e una dispersione della fragranza più essenziale di quel prezioso profumo. E così succede per  certe canzoni che avevamo imbottigliato in determinate boccettine, spesso anche inconsciamente.
La seconda risposta, dunque, quella esatta, è stata che avevo ascoltato troppe volte quella canzone e così abusandone ne avevo disperso l’essenza e il profumo intenso, semplicemente, si era affievolito.
Ogni suggestione che induce a una immersione in determinate e speciali bolle del tempo deve quindi essere preservata dal nostro abusarne. Questa è la semplice e personale conclusione a cui sono pervenuto.
Pena, altrimenti, è l’impoverirci di certe emozioni e della loro maestria sempre intrinseca. O di impoverirci semplicemente del profumo più vero ed essenziale di ogni nostro ricordo, riconducendolo al banale "piattume" conoscitivo.


Oliviero Angelo Fuina - Giugno 2014 - Tutti i diritti riservati


lunedì 9 giugno 2014

Cronaca di una splendida serata al Teatro Jolly per lo Spettacolo "L'elemento umano" presentato da Stendhart Danza e Recitazione.

Da una idea di Loredana Mazzoleni e Nicola Bizzarri
Regia: Nicola Bizzarri



Domenica 08 Giugno 2014

Stasera, al Teatro Jolly di Olginate (LC) si è tenuto lo spettacolo di danza e recitazione "L'elemento umano" e, nello specifico, sui sette vizi capitali e relative,. interessanti, disgressioni, non senza una buona dose di umorismo che ha reso l'accoglienza delle stesse oltremodo piacevole. E se consideriamo la costante attenzione e partecipazione del numeroso pubblico (Teatro esaurito) nonostante i 30 gradi e più di temperatura di questa serata afosa, si può tranquillamente affermare che lo spettacolo è stato davvero un grande successo.
Io che ve ne scrivo, d'altronde, ero a pieno titolo uno di questi spettatori e un padre che voleva vedere esibirsi il proprio figlio, pur avendo ancora dubbi sulla possibilità che questo avvenisse. Ma di questo ne parlerò in seguito.

"L'elemento umano" è nato da una idea di Loredana Mazzoleni e Nicola Bizzarri con le coreografie di Loredana Mazzoleni (Danza moderna) e degli altri insegnanti di danza Piero Bellotto, Cristina Triggiani, Laura Rio, Marta Milesi, Tiziana Nava e Andrea Gallelli.
La recitazione e la regia è stata curata e portata a splendido compimento da Nicola Bizzarri.

Lo spettacolo si è svolto in due tempi nei quali si sono alternati monologhi e recitazioni ben mirate e danze in tema ad opera degli insegnanti di ballo e dei bravissimi allievi iscritti agli stessi corsi di ballo organizzati da Stendhart Gestisport di Oggiono (LC).

Il tema portante, come detto, verteva sui sette vizi capitali.
L'inizio, specificato nel programma come "La creazione" è stato molto suggestivo. Si è iniziato con "L'elemento umano" (coreografia di Loredana Mazzoleni) e il brano musicale "Heart Cry" con Marta Milesi, insegnante di danza classica. C'è stata poi una presentazione recitata dei sette vizi e un momento simpatico di teatro segnalato come "3 in 1".
Poi via col primo vizio, la gola.
Due splendidi balli, "Dolcetti" e "Caramelle", per la coreografia di Loredana Mazzoleni e a seguire un ottimo monologo umoristico del sempre sorprendente Nicola Bizzarri e a chiudere, a continuazione del tema del monologo appena terminato, il ballo "Sushi" sempre per la coreografia di Loredana.
La Superbia è stato il secondo vizio messo in scena.
A due momenti recitativi ("Golerbia" e "Ad un colloquio di lavoro") ben rappresentati dagli attori, si sono alternati due splendidi balli sempre curati dalla Mazzoleni ("Ventagli" e "Assasin Tango").
Poi è stata la volta della Lussuria.
A un momento comico di due attori (con lo "sketch" Pissuria) sono seguiti 4 momenti musicali di danza molto suggestivi e coinvolgenti: "Propuesta indecente" per la coreografia degli insegnanti di danza caraibica Tiziana Nava e Andrea Gallelli, "Stardust" con la coreografia dell'insegnante di danza contemporanea avanzato Piero Bellotto, "Why Stop Now" con Laura Rio (insegnante di Hip hop - e quindi anche di mio figlio) e i Just in Case Crew, ospiti e splendidi street danzatori che hanno coinvolto e trascinato il pubblico. A terminare "Lussurie" sempre a cura di Loredana Mazzoleni.
A concludere questo lungo e intenso primo tempo dello spettacolo ci ha pensato l'Ira. Con sguardo amorevole del sottoscritto per ovvi motivi paterni.
Dopo l'iniziale parte recitata avente per titolo "Le incomprensioni dell'ira" è stata la volta di "The race", momento Hip Hop che ha avuto per protagonisti le quattro bravissime ragazze e mio figlio allievi di quella forza della natura che risponde al nome di Laura Rio, o Lalla, come spesso si fa chiamare dagli amici.
Vi devo ora un minimo di spiegazione all'affermazione iniziale circa i miei dubbi di poter vedere saltare su questo palco del Jolly di Olginate mio figlio. La piccola premessa è che otto giorni prima, a Liceo nell'ora di motoria, mio figlio ha subito una grave e importante distorsione alla caviglia sinistra. Con prognosi iniziale di almeno un mese di immobilità e tutore. Un mondo che crollava addosso inesorabile ai sogni di mio figlio di potersi esibire, dopo un anno di corsi serali, in quella che è la sua vera passione e che Laura Rio è stata meravigliosa nell'alimentare e affinare. Lui ha voluto andare ugualmente "a vedere" le ultime prove di quest'ultimo giovedì e poi ha confermato la decisione di presenziare insieme all'insegnante e alla sua "crew" di ragazze, allieve al pari suo di Lalla, a questo spettacolo. Deciso ad affermare con la volontà il suo esserci in qualche modo sul palco per il ballo preparato. Non so come e non so con quanto dolore (e incoscienza) ma su quel palco lui ci è salito, con una scarpa sola e un calzettone a vestire il tutore. E ha ballato senza risparmiarsi nulla. Tutti e cinque i ragazzi sono stati splendidi e all'altezza. E io ho pianto di felicità e orgoglio per questo mio figlio che ha saputo vincere su se stesso e che ha dimostrato che all'occorrenza sa stringere i denti per inseguire un piccolo immenso sogno da realizzare.
"Ameno", con la coreografia di Loredana Mazzoleni, ha poi chiuso quest'ultimo vizio del primo tempo.

Il secondo tempo inizia generosamente con l'Avarizia.
Al momento recitativo col pezzo intitolato "Al bar" seguono due coreografie di Loredana, "Burn" e "Chase and status" quindi, con la dovuta calma ma pari intensità spettacolare, è il momento dell'Accidia con la scena intitolata "Il cappello" ben recitata con i giusti tempi e, soprattutto, le dovute, obbligate, pause. Tre splendidi momenti danzanti e musicali concludono non pigramente l'Accidia: "Slow Down" e Young & Beautifoul" con le coreografie di Loredana e "Danza Araba" a cura della bravissima Marta Milesi.
L'Invidia debutta sul palco con una recitazione de "La Collana" che si è ispirato liberamente al testo di Guy de Maupassant. Un'opera di naturale difficoltà ad essere rappresentata in tempi necessariamente brevi, laddove il dipanarsi della stessa ne esigeva di adeguatamente esaustivi,  e comunque funzionali alla durata totale dell'intero spettacolo ma, considerato tutto questo, una prova ben diretta e recitata. Con la coreografia dei due insegnanti di danze caraibiche, Nava e Gallelli, è la volta di "Pobrecita" a cui seguono altre due coreografie di Mazzoleni ("Bounce" e "Conquest of Space"). Un momento simpatico e ben recitato da parte dei sempre più bravi attori che Nicola Bizzarri ha saputo ottimamente preparare ci ha presentato una suggestiva e fugace "Ultima cena" prima di tornare ad essere "Una tavolata di Vizi" con splendide caratterizzazioni antropomorfe dei nostri sette vizi. "Le viziose", poi, è stata una bella coreografia di Cristina Triggiani, insegnante di danza contemporanea per principianti, in questa performance decisamente all'altezza dell'intero spettacolo. "Iron" di Loredana Mazzoleni è stata la logica chiusura a continuazione ideale dell'apertura dello spettacolo "L'elemento umano". Altamente suggestivo e simbolico.

L'Epilogo è stato un momento intenso che mi ha emozionotato oltre modo, riguardandomi anche direttamente. Permettetemi che ne parli più dettagliatamente.
In una coreografia suggestiva e altamente simbolica e d'impatto emozionale riuscitissimo, con un sottofondo di una meravigliosa composizione musicale di Hans Zimmer "Time", la voce di Nicola Bizzarri ha splendidamente interpretato stralci di mie sette poesie scritte appositamente per lo spettacolo e consegnate a Loredana e Nicola per un eventuale utilizzo nel corso dello spettacolo. Premetto che io una bellissima sorpresa l'avevo già ricevuta trovando integralmente queste mie sette poesie stampate e inserite in ogni programma offerto e messo a disposizione di ogni spettatore, oltre ai ringraziamenti espliciti nella quarta di copertina di questo pieghevole dato a tutti. Tutto questo lo consideravo già enorme soddisfazione che già mi aveva lusingato e gratificato forse anche oltre i miei meriti. Sentire e riconoscere quindi dalla prima strofa declamata da Nicola la prima di tutte e sette queste poesie mi ha visibilmente emozionato e mai, così ben lette e interpretate, mi sono parse così belle.
E' stato un momento che ho vissuto centellinando ogni emozione che mi veniva regalata, defilato nelle ultime file del teatro dove con mia moglie avevamo gustato lo splendido spettacolo.
Gli applausi meritati sono continuati poi senza soluzione di continuità nell'Epilogo durante il quale si è ringraziato tutti gli straordinari insegnanti dei vari corsi di Stendhart con tutti i ballerini e attori dell'intera serata sul palco a condividere e rilanciare applausi.
Doverosi ringraziamenti sono inoltre stati "chiamati" e applauditi per il direttore di Stendhal fitness village by Gestisport, Emanuele Allievi; La Saletta Group per service audio e luci; Marco Riva "Mr Fink production" per le riprese video; Marta Marolda per il trucco; Chiara, Stefania e Martina per le acconciature; Ornella Orlandi e Benedetta Miraglia per l'aiuto costumi; Marzio Bonfanti per l'aiuto dato a Nicola nella scrittura dei testi e Dino Ravasi per la gestione informatica.
Sentirmi poi chiamare, per ringraziarmi con grande enfasi, pubblicamente al pari di tutti coloro che avevano contribuito a realizzare l'indimenticabile spettacolo mi ha ulteriormente commosso. Una serata, per me, di risate, estatiche visioni musicali e lacrime dolci.
Posso concludere solo con un mio personale e sincero grazie. Come spettatore, padre orgoglioso e, perché no, Poeta.

Oliviero Angelo Fuina

A titolo personale e per mia imperitura memoria voglio riportare i testi integrali delle sette poesie a cui Nicola Bizzarri ha sapientemente attinto nell'Epilogo dello spettacolo, dando loro splendide ali e vita propria che va oltre il Poeta stesso, cioè il sottoscritto.

Il brindisi della Gola

Chiamate voi vizio il mio piacere
che il lusso sopra il desco ricerco
degli stenti mai potrei gioire
non devo sacrifici ad alcuno!

A chi giova ogni mia rinuncia?
Questo mio volere sempre il meglio
mai sazio di sublimi sapori
io non porto del mondo le croci

Forse che digiuno sia espiazione
prendere visione d'altri vizi?
Non mi pento del mio eletto gusto
e brindo a pancia piena alla vita!


Il primato della Superbia

Io che tra tutti sono il migliore
lo stesso ostento gran sicurezza
per far capire a chi mi è già meno
che non c'è vanto in loro vittoria

Ci sono io, poi forse gli altri
che nulla hanno dei miei talenti
forse può arridere loro fortuna
ma nel casuale non mi ci metto

Al mio cospetto nessuno vince
anche se a volte briciole lascio
ad alta voce questo vi dico
ma sotto voce inganno i pensieri

vesto superbia per esigenza
perché in assenza sono più nudo
normodotato e anche mediocre
e questo è ingiusto per il mio ruolo.


Ode Capitale (Lussuria)

Sei vizio che non si eclissa
acceso al Nadir dei sensi
io vinco se tu mi perdi
legato ai tuoi pizzi arditi

tra scale di note calde
nel rosso d'arcobaleno
tra i giorni che infine vivo
nei sette che sempre scelgo;

lussuoso nella radice
sinuoso fin sulle fronde
profumi d'ogni tramonto
nel tempo che sai fermare;

hai pelle tra due confini
virtuoso fra i capitali
sorridi chiamando amore
scordando ogni nome noto

arrivi sui tacchi a spillo
divarichi al tuo volere
bagnando la mente doma
donandogli briglie illuse


La virtù dell'Ira

Sono il vizio che di rosso si tinge
imporporando gote rubiconde
forte di quel calore di passione
che senza ipocrisia muove parole

e più di tutti forse faccio rabbia
con solo una scintilla incendio il petto
e più non medio il verbo che prorompe
specie se a lungo è stato tacitato!

Se mi dai corda il peggio ti rivelo
ma è sempre un gesto che non hai risolto
io ti regalo sfoghi a liberare
se solo sai guardarmi dall'interno

Sono tra i vizi forse il più virtuoso
quando maestria ti svelo di un disagio
basta che non mi affronti a muso duro
chè delle menti uccido la ragione!


La povertà dell'Avarizia
E' un vizio che possiedi da incosciente
mentre quello che accatasti non godi
e il prendere da ognuno senza tregua
non lascia spazi vuoti di riposo

Avere e non donare non ti serve
perché la tua misura è l'apparenza
ti illudi che il rispetto dell'invidia
ti dia felicità sugli indigenti

Ma chi possiede tutto in abbondanza
di ciò che tutt'intorno può toccare
è povero del bene che più conta
che ti offre molto in quello che sai dare

I beni che dissetano l'orgoglio
di contro inaridiscono il tuo cuore
tu pensi alla ricchezza da ostentare
e povero tra i poveri ti spegni.



Il dubbio dell’Accidia

Qual è il confine esatto
tra un frettoloso andare
per raggiungere il tempo
incidendo le tacche
in mete senza fiato
gioendo di quel plauso
ad avallar gradini
per salire indefessi
alle porte dell’Oltre

e il mio sognar la vita
con piedi più che saldi
a non vincere metri
mentre ciò che non compio
solletica il pensiero
per quell’attimo vinto
ad essere me stesso
sapendo che alla morte
arrivo come il primo!


L'immobilità dell'Invidia

Non lo capisco, eppure gioite
troppo il fastidio pei vostri lazzi
con tutto quello che io sopporto
vi fate vanto di poca cosa

Voi raccogliete l'immeritato
che in buona sorte sempre a me spetta
perdo le notti in vani cavilli
per demolire vostre conquiste

Io so per certo quanto mi spetta
mentre voi tutti ne approfittate
ma più di me non siete migliori
ed è per questo che vi calunnio

Potrei mostrare ogni mio pregio
le qualità di eccelsa rivalsa
ma mi disperdo dentro i mugugni

restando fermo al palo d'invidia.

giovedì 5 giugno 2014

Cinque passi in pinacoteca - Poesie didascaliche - 2007

(Soleil levant di Monet)
 
"Ferita d’acqua che lo sguardo sgorga"


Il sole tra la nebbia evanescente
mimetico si affaccia all’orizzonte
salendo lento un cielo che non fulge
da scure ciminiere distraendo,
nell’alba bigia di Le Havre sul mare

E indica d’arancio lacerante
- ferita d’acqua che lo sguardo sgorga –
la sagoma di un piccolo fasciame
vestito pigramente ancor di notte
nel limbo dei confusi suoi colori.

Come ogni giorno al primo suo vagito
niente di definito ancor si staglia
e quello che ci è dato immaginare
è l’impressione di un rapace tratto
che cattura confini da intuire.

11/11/07

(Oliviero Angelo Fuina) 


(Notte stellata di Van Gogh)

"Nella notte di Vincent"


Dalla stessa finestra di tela
ritrovo il cielo di fine Maggio
che alla luna scioglie la sua chioma
in spirali a specchiare galassie;

d’aloni di stelle maculato,
come scintille di fiamma scura
del cipresso d’umano destino,
questa volta d’incanto rapito

trapunta di sogni sopra il borgo
che riflette il disegno infinito.

09/05/07

(Oliviero Angelo Fuina)


(L'urlo di Munch)

"Lingue di fuoco, e sangue"


Lingue di fuoco nel cielo di sangue
di tutti i miei tramonti in fondo al viale
per condivisa ferita di Vita
nell’urlo che si accorda alla Natura.

Lo spirito, nel corpo invertebrato,
dell’Uomo che ai tormenti cerca fuga,
si espande dall'allucinato sguardo
solitudine vera percependo.

Tendono sguardi, diagonali e curve,
focalizzandosi d’inquieta angoscia
sul grido silenzioso illuminato
che umana comprensione già riveste

individuando empatico dolore.
Angoscia esplode, psichica energia,
pulsante, liberando la zavorra
ma sordo è il grido e non spezza catene.

È nello spasmo che l’ovale emette,
vero centro di trama percepita,
che movenze in sonore onde crea
dell’uomo il corpo, orizzonti e cielo.

Dritta soltanto la strada sul ponte
per un cammino che non puoi ignorare
senza aiuto, d’amici indifferenti,
falsi rapporti d’umano costume.

Sonoro che sconvolge il paesaggio
ma non la consigliera amica via,
testimone di gelida amicizia
che si eclissa, ignorando il tormento.

Giace alla gogna, recluso, il dolore
condannato nel silenzioso grido
a non uscire dall'aperto spasmo,
incancrenendo in disperata angoscia.


04/07/07

 (Oliviero Angelo Fuina)


(Narciso di Caravaggio)



"Specchio d’acqua"

Nulla esiste, nell'universo tela,
in drammatica assenza circostante,
stagliandosi stupore illuminato
d’impossibile amore di se stesso

-variabile cromata non incisa
da correnti fluviali distraenti –

Doppia figura di fante di cuori
con Eco che ripete il suo lamento
sospeso amante che amato sostiene
che specchio d’acqua unisce e divide

- fra luci ed ombre d’umano tormento
nell'anelare ciò che già appartiene.


18/09/07
(Oliviero Angelo Fuina)
(Il bacio di Klimt)
"L’estasi dell’abbandono "

Compenetrazione di due universi
racchiusi in una crisalide aurea
anelito di pura sensualità
ascesi mistica di puro amore.

Nell'abbandono la donna è dedita
all'uomo, sì fortemente proteso,
nella protettiva sua tenerezza
giusto connubio di pelle e sospiri;

nodose le mani, e affusolate
sulla cangiante sua giovane pelle,
sicuro approdo che languido accoglie,
di libera, estatica, fragilità.

Nel riverbero dorato dei corpi
che fulgidi si stagliano allo sfondo
di principi vitali la fusione
scambio infinito di anima e sensi;

pelle di luna sfiorata da labbra
sguardo distoglie dal prato a colori
punto di arrivo e poi di partenza
nella pienezza intensa e interiore

di sensazioni d’amore e di morte
e di salvezza e di perdizione
e poi d’innocenza e di voluttà
forze allo specchio che unione alimenta.

Separano, geometrici, i simboli:
di spigoli, maschili, e di angoli,
morbide curve e cerchi, la donna,
che uniti , l’aura avvolgente trascende.

Questo non tempo fissato dal gesto
nell'impalpabile etereo erotismo
come a Bisanzio tra i suoi preziosismi
già pare estraniarsi nell'assoluto.


30/05/07
 
(Oliviero Angelo Fuina) 

martedì 3 giugno 2014

Noi di Mesopotamia






Lastre d’ardesia sui bagliori all’orizzonte
e il lugubre brontolio di morte cadenza
                                                  i nostri passi incerti;
                                   i nostri cauti sguardi
rimbalzano, grandi, fra bancarelle scarne
___________________ e strade di giungla.


Noi di Mesopotamia,
di fragile Torre già padri
Babele di mondi distanti,
altre torri cadute paghiamo;

noi acari infiniti, confusi
nello sporco tappeto civile
fra divini pretesti, battuto,
fra mediatici rulli, lavato.

E l’irato Dio Caino_________
d’acerbo grano raccoglie messi
con il sangue fraterno irrigato
come piene del Tigri, di Marzo;

cadon teste, si badi, infedeli,
ostaggi di un credo accecato
e la morte s’innalza a vessillo
 per noi che la vita chiediamo.

E l’altro Dio straniero_____
spalanca, inconsistente, le porte
e gli spifferi d’aria corrotta
già sollevano dubbi e rimpianti.

                              E il nostro Dio distratto,_____                              
dal Tigri e l’Eufrate solenni,
accoglie, sordo, il pianto
per i nostri figli dispersi

accoglie, muto, le membra
dei nostri figli, a terra, sparse. 

2005

(Oliviero Angelo Fuina)


Poesia di quasi 10 anni fa inserita nell'Antologia "Briciole di senso" per la Montedit. Progetto del vecchio e caro "Club dei Poeti" a suo tempo curato dall'amica Maria Capone (Adrena)
"Clubbete" che è stata la mia prima casa del cuore e che ancora adesso, tra i miei contatti, ho il piacere di annoverare molti iscritti presenti in quei miei primi anni, coi quali fortunatamente riesco ancora ad incrociare la penna.