venerdì 4 luglio 2014

Mi S-confesso


Oggi la poesia, quella minore, la mia, mi ha regalato un'immensa gioia nel sapersi accolta, riconosciuta e additata come meritevole di essere letta e anche riletta. E premiata. In quest'ultima conferma (è vero, ne ho sempre bisogno, checché se ne dica) sono stato investito quasi da frastornamento. E mi sono rivisto in ogni mia notte a trovare parole che esistevano dentro di me, dando a loro il compito di porsi al mio posto le domande e lasciando inevitabilmente in sospeso ogni risposta. Perché, come amo ripetere senza forse comprenderlo io stesso fino in fondo, sono le domande che sono importanti, non le risposte.
E mi sono trovato a chiedermi come mai io le poesie senta il bisogno di scriverle. Dove è nato questo mio innamoramento? Verrebbe facile rispondermi riferendomi all'ispirazione dei grandi poeti letti. Intendo il Leopardi, Apollinaire, Quasimodo, la Plath e la Dickinson e soprattutto Ungaretti. Ma l'elenco, prendendo questo abbrivio, sarebbe interminabile.
Ma in questo preciso momento, in un attimo di epifania rivelata, so che non è stato così. La Risposta tutto sommato è arrivata. Ora mi è chiaro. L'amore per le parole che avessero musicalità e sapessero raccontare le emozioni umane, magari sorprendendo per immagini e metafore ardite e illuminanti, mi ha investito ascoltando i cantautori. Da loro, mi rendo conto, ho sempre trovato la poesia che amo da sempre, quella che emoziona in modo semplice e profondo. Quella che ti entra dentro facendosi largo in un tuo determinato stato d'animo e vi si annida per sempre.
É a quelle emozioni che ho sempre mirato. A quel raccontare e raccontarmi come se fosse una canzone. L'emozione non deve per forza essere cultura né tantomeno cultura elittaria e dotta a rifarsi ad intellettuali d'indubbia e meritata fama. L'emozione nasce dal riconoscimento e dall'empatia. Dalla semplicità di un dire anche profondo.
Mi rendo conto ora con lucidità che l'ascolto di certi brani, di certi capolavori della canzone italiana, l'ho sempre vissuto come un immergermi nelle parole del testo, aiutato da ritmo e melodia a entrare nelle emozioni volute dal poeta-cantante di turno. A volte il testo stesso era bastante a prescindere dall'accompagnamento musicale che poteva anche non entusiasmarmi. Ma quelle parole... Pura poesia.
Penso sia per loro che ora io desideri comunicare in similari valenze comunicative, fatte le dovute proporzioni e gli inevitabili distinguo.
Vecchioni, per citarne uno immenso in fatto di parole, mi ha donato spesso poesie indimenticabili. De André, Guccini, De Gregori, Dalla...
Se un poeta (senza l'ausilio della musica) riuscisse a regalare metà delle emozioni che le loro parole hanno regalato al mondo, potrebbe ritenersi davvero soddisfatto di se stesso. Ma ci sono anche canzoni meteore che hanno lasciato fulgida ed imperitura scia luminosa nel firmamento delle parole emozionanti, ed è anche per loro che io scopro non poter fare a meno di confezionare le mie emozioni sperando in una infinitesimale porzione di emozione da saper offrire. Sarei già contento di me stesso.
Intanto grazie. A chi oggi mi ha voluto premiare e a chi mi ha messo la penna tra le mani.



Oliviero Angelo Fuina

ore 02.22
04/07/14

giovedì 3 luglio 2014

Illumino Damasco in diagonale


La tua voce è il filo di Arianna
nei dedali ciechi di me stesso
non vedo i chiarori di uscita
ma so che all'aria aperta già mi aspetto.

E scrivo nei quadrati la notte
trovando alle note i suoi colori
sciamano di risposte sapute
Re sul suo Cavallo sempre in scacco

Scopro gli alfabeti nelle somme
sui portali d'Argento e di Rame
illumino Damasco in diagonale
sotto stelle dal ventre materno

E' apolide il silenzio delle rughe
nei mille passaporti di frontiera
paga dazio forse la Regina
in fondo a quella strada di traverso.

(19/07/2009)

(da: "Blocco Note", Oliviero Angelo Fuina)

martedì 1 luglio 2014

In questa notte da cancelli aperti



É una notte d'estate come tante
coi silenzi che sanno di vacanza
l'aria elettrica muove ancora i passi
e il viso beve il cielo in uno sguardo

Tutto è possibile nel niente in corso
forse sarà l'abbigliamento spoglio
quest'aria fuori orario sulle braccia
e nulla che ti aspetti al tuo ritorno

Ancora mi trattengo fuori casa
e musica mi sfiora in lontananza
qualcuno balla ancora in compagnia
parlando ad alta voce senza ascolto

La brace è la mia stella di un istante
che solo col respiro si riaccende
a volte basta poco ad ingannarmi
in questa notte da cancelli aperti

Lo so, poi tutto torna in luce fioca
di lampadina vecchia a basso costo
e queste mie parole più non sanno
i voli di un silenzio allo sbaraglio.



30/06/14

(Oliviero Angelo Fuina - Tutti i diritti riservati)