venerdì 15 febbraio 2013

Franca Pistellato: "Vocali in apnea", poesie erotiche di Oliviero Angelo Fuina

   

Oliviero Angelo Fuina tra visione e sguardo

Evocata la vista -suo malgrado- prima di ogni altro senso, lo sguardo di Oliviero Angelo Fuina si posa ma anche si incastra e indugia e a volte inciampa -esso stesso agente e attore, coprotagonista  od obiettivo di camera di ogni evento- su ciascuna parte del corpo abbia l'arditezza di offrirglisi, in una epifania che insieme meraviglia e conferma: emersione inconscia di elementi la cui evocatività trova di volta in volta un senso di riferimento o impasta i sensi tra loro ma sempre coincide con l'incoccarsi di una freccia che non potrà non essere scoccata. Ogni elemento presente sulla scena (fiato, pelle, pelo, umori) è contemporaneamente se stesso ed elemento pensante, è attore protagonista, vive di vita propria, ha propria volontà e proprie pulsioni. Ciascuno presenza sostitutiva ed ermafrodita, sconfinata variabile timbrica di un'orchestra che non è più maschio o femmina ma piacere.
In Oliviero Angelo Fuina la vista sta alla visione come il sonno al sogno. E tanto più ha del sogno, la sua Poesia erotica, in quanto sospesa tra la carnalità più ferale e la sua sublimazione non già nel sentimento come spesso accade in facili autocensure di risulta che indulgono in caramellose svenevolezze, quanto nella ricerca dell'assoluto, della completezza, finanche della morte come chiusura non aggettivabile, come totale perfezione, il bianco esatto in cui dovrebbe trovare la propria conclusione un orgasmo e la vita stessa. L'erotismo come una Scala di Giacobbe, l'orgasmo come completa coincidenza tra Terra e Cielo, Finis Terrae la cui conchiglia di Santiago è la visione di un orizzonte fuso, un attimo prima di essere abbacinati. E non ci stupisce. La donna è mare e terra e cielo: s'increspa, si arruffa, si distende sconfinata, si fa infinita corolla di petali.
Nulla si sottrae ai sensi segugi, nulla viene perso e nulla rifiutato. Oliviero Angelo Fuina può immaginare di sé qualunque variabile, ritrovare qualcosa di sé nel fetish, nel bondage, nei rapporti  a tre e nell'ermafroditismo (dote che appare come dono del cielo, in sé recante un potenziale di godimento che si moltiplica esponenzialmente) con la particolare inclinazione ad essere il sottomesso despota di una imperatrice implorante, servo fedele alle sue richieste di essere seviziata, magnanimo dispensatore di unguenti, docile a procurare il lenimento come somma lascivia. L'erotismo che si consuma tra i versi di Oliviero Angelo Fuina è una sorta di Guerra Santa, il cedimento delle pareti vaginali nello struggimento dello scroscio orgasmico, la Terra Promessa e il premio.
Nemmeno l'autoerotismo -e anche quello condiviso negli ambienti virtuali- rinuncia alla visione. In questo caso rievocando insieme ad essa anche la partecipazione dei sensi nella mimesi di corpi fluttuanti tra astrazione e reminiscenze, partecipazione che si trasforma in una assenza intervertebrale, intercostale, nella riesumazione contemporaneamente inumata di visceri urlanti. Ed è spesso il disincanto, ciò in cui si rapprende la consapevolezza del vuoto a perdere di talune esperienze.
Vi sono ricorrenze, nella scrittura di Oliviero Angelo Fuina: oltre ad alcune parole che si intendono particolarmente evocative e care all'autore, vi è per esempio la tendenza a ridurre articoli e congiunzioni, come nel desiderio di veder compiersi un'azione completamente pura, messa a fuoco dentro al condensatore di un ingranditore fotografico, o il frequente ricorso alla sinestesia, elemento necessario alla resa di questo contemporaneo ribollire di percezioni diverse.
Ma non è solo quella del visionario, la posizione tenuta da Oliviero Angelo Fuina di fronte agli accadimenti della sua opera: in qualche caso, nel verso finale, spesso isolato dai trattini, l'autore si concede, come una voce narrante, fuori campo, di suggerire il retrogusto, il sedimento, la percezione cruda, scondita, del corpo o dell'anima, come fosse slegata dal contesto, vigile, una seconda camera. Come se in questa espoliazione stesse il suo vero voyeurismo, come se dietro alla visione stesse ancora lo sguardo

Franca Pistellato. 


Franca Pistellato (foto di Diego Landi)


Breve presentazione ipertrofica
(A cura di Franca Pistellato)


Franca Pistellato nasce, podalica, a Mestre, nel 1967, alle 04:30 di un lunedì d'Agosto, dopo mesi di minaccia di parto prematuro e mezz'ora dopo il parto spedito di un fratello gemello grande quasi il doppio di lei. “Un brutto quarto d'ora” di mezz'ora e qualche mese. Però poi respira. Se fosse stato per sua madre, non ci sarebbe stata nessuna terza gravidanza. Invece ci fu. E fu gemellare. Questa, checché se ne possa pensare o dire, è di fatto, la sua memoria cellulare e il pregresso da cui parte quasi tutto il resto della sua vita.
L'infanzia e la giovinezza passano. Per fortuna.
Attraverso un iter rocambolesco di cui non ha ancora capito se dovrebbe vergognarsi o andare fiera, nel 1990, a 23 anni, entra in ruolo per l'insegnamento di Incisione e Stampa d'Arte al Liceo Artistico “Munari” di Vittorio Veneto, suo attuale impiego, anche se il nome della materia è cambiato.
Nella vita privata si premura di commettere tutti gli errori che le sono congeniali. Però non si è mai drogata e non ha mai preso il vizio del fumo. Non sa perché.
Nel  2000, dopo un incidente di percorso che per convenzione chiama “separazione”, comincia a scrivere con una certa regolarità. Ma siccome si tratta del diario -qualcosa che assomiglia alla diarrea cogitativa liberatoria di cui parla Gaber- della lunga psicoterapia, alla fine del trattamento butta tutto nel cassonetto della carta (sono anni che osserva la disciplina della separazione dei rifiuti) e comincia a scrivere poesie e racconti brevi. Le passa anche la sindrome del tunnel carpale che l'ha infastidita a fasi alterne fin dalla prima gravidanza. Tenta svariate volte di innamorarsi ma senza esiti davvero apprezzabili. Forse è per questo che ha dato la stura a una specie di tormentone onfaloscopico che ha chiamato “Diario Traslucido”. Che in effetti tanto lucido non è. Tra le varie cose che scrive vi sono brevi critiche letterarie e d’arte. A fianco all’attività legata alla scrittura, prosegue quella, dall’origine più antica, legata all’arte applicata e in special modo all’incisione.
Ringrazio un'ennesima volta, e pubblicamente, la cara amica Franca Pistellato per il dono delle sue preziose parole che mi onorano e danno immenso lustro aggiunto alla mia silloge.
Franca Pistellato è un'artista completa che sa emozionare e stupire sempre, sia che si offra in parole, sia che lo faccia in colori, suoni, forme e sguardi.
Ho avuto il dono e il privilegio di poter leggere in anteprima l'ancora inedito suo "Diario Traslucido" e posso affermare sin da ora che sarà una grande pubblicazione che permetterà a moltissime persone di poter finalmente conoscere l'eccellente talento di questa Grande Artista.
Grazie di cuore, Franca! Grazie, amica mia!

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Link per chi voglia leggere alcune sue poesie

2 commenti:

  1. E' stato un onore per me oltre che una prova che ho intrapreso in punta di piedi e di affrontare la quale non so neppure se fossi degna. Spero con tutto il cuore di contribuire con le mie parole a creare intorno a questa tua raccolta l'interesse che merita.
    Un abbraccio!

    Franca

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  2. Infinitamente Grazie... Mi sei immensamente preziosa e cara, Franca! Avendo concluso gli avverbi tranne uno, immantinentemente ti abbraccio :)

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