[Gara di Lettere d'Amore - 2° Classificata - Scritturati : Q U I ]
Caro Amore di un amore fortemente voluto,
ti scrivo solo adesso perché l'inchiostro è finalmente sincero. Così come lo è la mia mano che disegna su questo foglio simboli universali per l'eterno, intellegibile, concetto di ogni unione. Lo so, bisogna essere almeno in due affinché un'unione possa considerarsi tale ed io, in effetti, dentro quella nostra unione, non c'ero. Non c'ero mai stato. Ora, questo, lo so anch'io.
C'eri solo tu e la mia idea riguardo l'amore e l'amare. Ed era a questa idea che giustificavo il mio sentimento per te. Tu eri la donna che io avevo messo sopra un piedistallo dorato per adorare e venerare. E il cielo solo sa quanto ti adoravo! Bella più di tutto ciò che i miei occhi avevano guardato e luminosa di luce propria come ogni miracolosa alba dopo notti anche le più oscure.
Sempre attento ad ogni tuo presunto bisogno e proteso tenacemente a darti ciò che pensavo fosse un tuo desiderio. Orgoglioso di anticiparlo. Eri splendida sopra quel piedistallo, così alto da risultarmi però irraggiungibile. Ti ho innalzata e non ti ho più raggiunto.
Amore mio di un amore fortemente voluto, ti ho fatto un grande torto, anzi, me lo sono fatto da solo, perdendo l'occasione di vivere l'amore in quel presente con te. Ti amavo, è vero, ma io non c'ero. Attento ad ascoltare ogni tua esigenza fuggivo io stesso dalle mie. Non sapevo, amore, che l'amore si nutre anche e soprattutto di piccole e grandi attenzioni da donare all'amato; non sapevo che l'amore vive nei piccoli gesti da offrire, partecipi e responsabili di ogni sorriso che riusciamo a disegnare nel cuore della persona che amiamo.
Non te l'ho mai permesso, io, nel mio egoistico sogno di vivere un amore da manuale come assoluto protagonista! Ho nutrito il mio amore per te e ho essiccato il tuo per me. Inaridito da me stesso, dalla mia assenza, sul nascere. Dalla mia mancanza d’amore in me e per me.
Non te l'ho mai permesso ma non sono nemmeno riuscito a tacitare i lamenti delle mie aspettative, per forza di cose deluse.
Ogni mille attenzioni che riuscivo a elargirti c'era sempre quella di troppo che mi aspettavo in cambio, non consapevole che nel ruolo principale che mi ero ritagliato non avevo scritto la partitura dei miei desideri e dei miei sogni da poterti fare leggere.
Di te io sapevo perché non ti sei mai nascosta dal tuo essere donna con me. Mi parlavi, mi dicevi e condividevi i tuoi sogni, le tue paure e le tue speranze. Condividevi la tua pelle sperando di vestirla davvero con la mia.
Con te io invece non l’ho mai fatto. Frustrando il tuo volermi dimostrare il tuo amore.
Posso ancora immaginarmi i tuoi sorrisi e quelle buffe espressioni di quando ti sorprendevo anticipandoti quasi i tuoi desideri e non mi accorgevo invece di quelle nuvole nei tuoi occhi scuri quando, di contro, tu trovavi muri invalicabili ogni volta che cercavi di raggiungermi per abbracciare e lenire le mie debolezze.
Debolezze che io stesso rifiutavo di ammettere vestendomi di un ruolo e di una storia presa in prestito dai sogni di mille altri autori dell’amore scritto e raccontato.
Per non essere stato me stesso ora non sono più nemmeno tuo. Che strano personaggio di facciata devo esserti sembrato, col tuo senno di poi!
Ora non sono più di nessuno.
Io ora esisto solamente in quel passato di rimpianti mentre tu ora esisti con un uomo che sa esserci. Un uomo che non ho saputo essere io.
E’ dunque arrivato il momento di provare ad essere di me stesso, accettandomi, perdonandomi e trovando finalmente in me l’amore che non abbia più nemmeno bisogno di gesti e ritualità per affermarsi. Perché l’amore può solo Essere e manifestarsi libero in ogni istante che esiste, e cioè unicamente nel presente.
Quando avrò trovato amore in me potrò finalmente donarlo e non limitarmi a recitarlo sperando che qualcun altro ne avesse da darmi per colmarmi. Non funziona così. E’ questo il malinteso che ti ha allontanato da me. A buona ragione.
Ero fondamentalmente innamorato dell’idea di amarti più che essere innamorato di te. E’ questo l’equivoco devastante che ho pagato.
Amore mio di un amore fortemente voluto, molti anni sono passati da quei presenti che sto ancora trascinandomi come un’ombra solida e probabilmente io sarò diventato per te una piccola vecchia storia di un tuo passato che nulla può avere da dare per continuare ad affacciarsi nei tuoi oggi. Un aneddoto nemmeno troppo piacevole.
E questa lettera che ti sto scrivendo, dentro una notte del mio crepuscolo di vita, non arriverà mai a te, ovunque tu sia.
Ma in questa notte sento che meriti non scuse, perché quelle le devo a me stesso, bensì un sincero ringraziamento. Un ringraziamento per ciò che oggi, ancora una volta, sei riuscita a donarmi. La Maestria che sei stata nella mia esistenza. E non è mai troppo tardi per riconoscerla e accoglierla. Non è mai troppo tardi nemmeno se giunge oggi, negli ultimi anni della mia vita non vissuta.
Ora che sono nudo davanti a me posso donarti tutta la mia ricchezza essenziale non curandomi di un ritorno che da parte tua, materialmente, non potrà più esserci.
E ti amo, molto più di quei lontani giorni incompresi. Ti amo perché finalmente ho trovato in me quell’amore che a lungo tu avevi cercato. L’amore e l’accettazione di me stesso. E sapendomi, in te ritrovo finalmente quello specchio a mostrarmi nella mia interezza ora percepita.
Grazie, amore mio. Grazie di avermi saputo incontrare in questa mia vita.
Le nostre anime, che non hanno gabbie di tempo e di spazio, ora stanno già danzando il ritmo della vita. Il ritmo eterno di ogni presente che non muore mai.
Con incondizionato amore
Tuo, anzi, Mio
Oliviero Angelo Fuina (L'autore)
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"Lettera finemente psicologica, un'autoanalisi
serrata che non dà scampo, lo scrittore
si rende consapevole di aver inseguito più l’ideale dell’amore che l’amore stesso, per cui non si è preso la giusta cura
dell’oggetto dei suoi pur vivi sentimenti.
Lettera che rivela una sensibilità
profonda e una consapevolezza filosofica di quel che significa mettere al primo
posto l’ideale piuttosto che il reale."
per la Commissione