Sono davvero pronto ad andare avanti,
fino in fondo? Immagino che quando il pensiero si chiarirà, al pensiero stesso
dovrà seguire l’azione conseguente. Sono quindi preparato ad ogni eventuale azione? E’
questa la domanda vera a fronte dei disagi che non mancano mai quando affronto
disamine personali del mio vissuto e di ogni consolidata dinamica.
Io continuo a dirmi che intanto voglio
continuare per capire meglio, per comprendere, per sapere quanto di mio c’è o
non c’è. Ma serve davvero? Non basterebbe la constatazione asettica ed
oggettiva di un qualche cosa che semplicemente non va come vorrei e che sento
non rappresentare il mio desiderio di sentirmi? Domande su domande, a
rincorrersi senza soluzione di continuità, in un meccanismo uroboro, solo che invece del metaforico
mangiarsi la coda qui non si riesce a digerire e metabolizzare un boccone che subito se ne presenta un
altro, parimenti pertinente.
D'altronde le grandi Domande non portano
mai ad una risposta. Forse non esiste nemmeno per ciò che a noi umani è dato
comprendere. Le grandi Domande però portano sempre ad altre domande, che altro
non sono che i gradini personali che necessitiamo risalire per cambiare il
nostro punto di vista. Più si sale, è risaputo, più gli orizzonti si ampliano.
(Tratto da "Caro amico mi scrivo" - Tutti i diritti riservati)
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