venerdì 29 novembre 2013

Prefazione a "Orme sull'acqua" a cura di Elisabetta Bagli



La poesia è un’arte nella quale gli odori, i sapori, i gesti e i suoni si amalgamano, spesso, alle note malinconiche dettate dall’esperienza personale del poeta, creando immagini e metafore, attraverso le quali il lettore riesce a penetrare nel suo sentire. In ogni vocazione poetica si evince la lotta quotidiana con le parole, lotta che il poeta affronta quasi eroicamente, affinché queste interpretino esattamente il messaggio che egli vuole trasmettere.
Oliviero Angelo Fuina, nella silloge poetica “Orme sull’acqua”, con il suo stile poetico inconfondibile, costituito da strofe e versi in metrica, da un lessico limpido, studiato ma accessibile, da immagini vive e vissute, dimostra di avere una completa padronanza della parola nonché un suo dominio tecnico, sciolto e inusuale ai giorni d’oggi. Con la scelta di questo titolo l’intento che vuole perseguire è quello di lasciare delle “orme sull’acqua”, un paradosso, come ha affermato lo stesso poeta nella sua Nota d’autore, ma pienamente aderente. È interessante, infatti, osservare come nelle sue liriche, permane sempre una sensazione di limite, come se si fosse sulle sponde di un fiume, di un mare, di quell’acqua che rappresenta la vita, la sua bellezza, la trasparenza e la fragilità del vivere e, nel contempo, il tumulto e le tempeste, la sua forza nel continuare a scorrere, nonostante i conflitti interiori. La vita descritta dal poeta la si osserva da lontano e la si sente vicina; è una vita che si vuole attraversare lasciando delle “orme”, appunto, invisibili all’occhio nudo, ma indelebili nell’animo umano (Sono orme sull'acqua ciò che porgo/ il saper nuotare mostrato invinto/ forse parole i segni dei miei passi/ nel fermo scorrere all'unico mare.- “Orme sull’acqua”).
Oliviero Angelo Fuina è in permanente dialogo con se stesso, con quanto lo circonda, con la persona amata, con il suo ideale di donna, con la Natura e i ricordi d’infanzia, con i mari che conosce e con quelli che ancora gli rimangono da scoprire. Le tematiche affrontate nella silloge sono di vario genere, ma risultano essere unite dal filo della vita che scorre attraverso la composizione brillante dei suoi versi, che scivolano nelle orecchie e nell’anima come se fossero scritti per una partitura di una rapsodia. Infatti, possiamo ascoltare la musica, a volte drammatica e lenta, altre volte più rapida e dinamica, dettata dalle impressioni del poeta e dalle sensazioni colte con immediatezza ed elaborate dal suo sentire (Anche il niente disegna i suoi frattali/ dentro l'eco di ogni vibrazione/ il pianista poi dissolve se stesso/come acqua nell'onda primordiale/ e nemmeno forse esiste un silenzio/ nel verbo del divino tra i pianeti/ è musica costante che non senti/ creando dimensioni in percepire - Nel Frastuono di un Totale Tacere”).
La Natura e l’uomo, la nascita e le contraddizioni che per il poeta si bagnano di quell’acqua vitale che tutto muove, che tutto governa (Siamo nati respirando l'acqua/ affogando nell'aria di un pianto/per nuotare la vita in offerta/nell'eterno flusso che va al mare- “Bagnate contraddizioni”).

“Orme sull’acqua” è composta da liriche nelle quali ci sono apparizioni improvvise di paesaggi, ora cupi e densi, ora incantati ed effimeri. Angoli di notte e di giorno vestiti da gentili figure, da visioni, da immagini che sono analisi e ricordi di lacerazioni passate o speranze future emerse dall’acqua affascinante e dolorosa (Giunge di notte il silenzioso incontro/col bianco che apparecchia la mia vista/ nei segni ad incidere ricami/come i tatuaggi di un giorno, per finta - “Nel peso che distoglie gli orizzonti”)
Si avverte spesso un accorato ricordo di episodi di un’infanzia vissuta in punta di piedi, di una tradizione che si attiva nelle memorie e si affina nell’abbandono musicale modulato dal proprio sentire (Ora mille sapori prezzati/ non bastano a saziare la fame/ e ti cerco, madre, dentro un gusto/ che possa ridarmi il tuo calore.- “L’ingrediente segreto”).
Immagini sensibili e sensuali con facilità di inserimenti figurativi in una forma metrica predisposta si riscontrano anche nelle poesie a contenuto amoroso-passionale. La carnalità è un altro elemento materiale e concreto presente nelle sue liriche, sublimato da versi unici. In genere, il concetto di eternità viene separato dalla vena erotica, ma il poeta lo ingloba nelle sfumature del suo sentire insieme ai colori e agli umori della natura, costante presenza nella sua opera (nei flussi di mandorlo in fiore/ è amore che altro non chiede/ offrendo l'eterno in sussulti/ tra petali schiusi a irrorare – “Graffiti di rorido amore”).

La silloge di Oliviero Angelo Fuina è un pellegrinaggio dell’anima in vari punti, quali: l’amore, la notte e il giorno, la madre intesa come donna e terra, punti uniti dall’acqua che è vita. È un raccolto dei frutti maturi dell’uomo che ha passato le stagioni, mutando attraverso le luci e le ombre tipiche dell’esistenza, conferendole saggezza ed esperienza, interpretandola con versi di elevata qualità lirica. Le aggettivazioni sono usate in modo sapiente e funzionale alla creazione di immagini assolutamente libere, sciolte ed eleganti. I suoi versi scorrono tra le parole come acqua limpida, sebbene, a volte, si addensino in invocazioni torbide e forti per poter poi tornare a purificarsi e fluire definitivamente nel mare, in quel mare di vita, che è nel contempo materno e fulcro di amanti. Per tale motivo, è possibile affermare che l’intenzione primitiva del poeta, ovvero quella di far sì che le sue orme, seppur invisibili rimangano impresse sull’acqua della vita, è stata totalmente raggiunta. Colui che leggerà “Orme sull’acqua” ascolterà una rapsodia leggera e sostanziosa, frutto della grande purezza intellettuale e della straordinaria sensibilità che caratterizzano Oliviero Angelo Fuina, un vero poeta dei nostri giorni. 

Elisabetta Bagli

Elisabetta Bagli con la silloge "Orme sull'acqua"



A Cartoceto (PU) per la manifestazione "20 Eventi al 20"

 Il Team Liberarte: Elisabetta Bagli, Oliviero Angelo Fuina
Michela Zanarella, Gino Centofante, Andrea Leonelli

 

Pezzi spaiati


In questa folla di solitudini
dispersa negli angoli della stanza
davanti a schermi di illuso calore
tacendo le parole di un abbraccio

Isola distesa sopra il divano
ondeggia su parole sconosciute
dentro un gioco di effimera attenzione
recriminando complici sorrisi

Piccolo arbusto in radici sfrontate
disegna il suo mondo in carta carbone
le cuffie alle orecchie e lingua tra i denti
per riscoprire universi esistenti

Nel mio rifugio col tavolo grigio
colori inventati in punta di penna
indico lesto asociali posture
senza evitare di stare da solo

Pezzi spaiati di un puzzle banale
serata che muore in note discordi
e più non salva sapere distanze
mentre suggello nell'eco il mio verbo.


21/11/13

Oliviero Angelo Fuina - Tutti i diritti riservati -

giovedì 28 novembre 2013

Ferma quel gesto che l'anima strazia !


L'Uomo tramonta nella sua natura
quando equilibrio più sacro distrugge
è femminile ogni ventre d'approdo
nel miracolo più intenso di Vita.

Spegni nel cielo la parte che vale
quando precludi l'armonico volo:
ferma quel gesto che l'anima strazia,
che dolce saggezza nega al tuo sguardo!

Crimine orrendo perpetui nel Mondo
mentre rinneghi natura migliore
sol anche una donna messa a tacere
porta un silenzio che mai potrai dire.

Uomo è la somma di entrambe le parti
muore a sé stesso chi alza la mano;
possa la Dea cancellarti dal Libro
di razza umana riflesso divino!

(da: "ORME SULL'ACQUA")


sabato 23 novembre 2013

"Ossigeno e pensieri" di Sebastiano Impalà






Ho finalmente letto la splendida silloge Ossigeno e  pensieri del poeta Sebastiano Impalà.  Un intenso viaggio nella poetica Alta e passionale; viaggio profuso di vividi colori e profumi mediterranei. È  impossibile infatti scindere la valenza emotiva e radicante della sua terra natia dal percepire, vivere e trasmettere le emozioni dell’autore stesso.
Il titolo di per sé è già molto significativo ed emblematico del filo conduttore di questa splendida silloge di Impalà. Ossigeno e pensieri. Ossigeno ad alimentare il fuoco e nobilitare lo scorrere impetuoso del sangue nelle vene artistiche del poeta. Non tutti forse sanno poi che l’ossigeno del titolo nasce dal grande amore per la chimica di Impalà, già ai tempi dell’università. A quel tempo, come lui stesso ebbe modo di raccontarmi, in laboratorio si dilettava a combinare gli elementi.  “Come De André nel suo famoso album.” Alchimia emotiva. Tutto ha un senso.

L’amore per la sua Sicilia traspare forte già nella poesia d’esordio della sua silloge. Una dichiarazione d’amore a tutti gli effetti per una terra che lui disegna e percepisce nel suo cuore come una donna, una moglie, una madre. Imprescindibile amore, per l’autore, forgiato dal calore e dall’asprezza di questa regione intensa di profumi e Storia.
Nelle vene dell’amore/ scorre il sangue/ della terra/ globuli di sabbia cicatrizzano le crepe/ di una storia ferita e malmenata.
Nella sua visione al femminile, continua: Ha la gonna strappata/ di un vento feroce/ che non dà pace.
Emblematica la chiusa riguardo a questa amante e amata: Su di lei/ acqua fresca/ e gocce di limone. (“Sangue di fiume”)

Le parole – appare subito evidente – sono davvero amiche dell’autore, evocano mirabilmente facendosi organolettiche allo sguardo. Le origini, la memoria e le pulsioni sono un tutt’uno dal quale Impalà non può e non vuole scindersi.  Lo stile essenziale, quasi asciutto, ma nel contempo, solo in apparente contraddizione, caldo e intenso, non media con anche le lande natie, ma si fonde completamente offrendoci a pieno grado ogni sfumatura che è parte essenziale e integrata del nostro poeta.
Il mio sangue scorre all’impazzata/ torrente di emozioni/ senza origini.
E Impalà dimostra di sapersi ascoltare perfettamente: Nelle parole/ non si coagula la noia,/ il pensiero/ procede vorticoso/ evitando/ le miscele sonnolente/ del banale. (“Primo modulo poetico”)
Anche i silenzi sono pregni e immaginifici nella sua poesia. E di silenzi ci parla, e li fa parlare, in quadri di memoria che inesorabilmente si specchiano nella sua Sicilia e nella sua cultura.
Silenzio, silenzio/ di cosa è formato quel cuore/ davanti alla casa del mare? (“Silence, in Sicily”)
Addirittura, per lui che della parola Alta è indubbio Maestro, ne sottolinea la potenzialità e l’intrinseca pericolosità, fondendosi con l’indole riservata e diffidente che in parte appartiene a chi di tale Madre ne è figlio, a lungo contesa e oppressa, avendo consapevolmente bevuto dal frastagliato calice … in mezzo a molecole d’acqua/ e sorsi di odiata viltà. (“Silence, in Sicily”)
Le parole, ancora ci ammonisce,  sono d’aria/ e come venti malsani/ uccidono popoli interi./ L’antidoto, il silenzio. (“Parole”)

Le parole dell’autore, come detto, hanno Ossigeno, certo, e tanto pensiero che mirabilmente costruisce visioni, rendendo tattile ogni emozione che Impalà sa ottimamente riversare sui fogli, su queste meravigliose pagine di poesia.
E in tanto ossigeno, queste parole non possono che essere fuoco vivo. Hanno l’amore negli sguardi e nelle mani, vivono nel sangue impetuoso che cavalca indomite emozioni che soltanto il talento e la sua abilità comunicativa rendono docili e disponibili al lettore.
L’amore, per Impalà, è il sole prepotente della sua terra, è fondamentale antidoto contro i troppi inverni della vita. È una luce/ che accendiamo/ in virtù della notte/ che ci regge. (“Odore d’inverno”)

Nella sua radicata onestà, come solo un poeta che sa ascoltarsi profondamente può avere in dote, ci parla dei tanti amori riconducibili ad un proprio unico sentimento portante, offrendoci la propria consapevolezza di un costante ricercare chi mai abbiamo davvero posseduto totalmente;
“Le ragazze cattive” da lui citate, bruciano dentro/ con unghie laccate/ e la voglia di averti/ sopra divani sgualciti, fino alla disarmante conclusione che l’unica cosa/ che vai a cercare/ sono le donne cresciute/ che ti hanno fatto impazzire/ senza alcuna pietà. (“Le ragazze”)

L’amore, per Impalà, è vissuto come aria vitale, ossigeno quasi puro, nel respirarlo intensamente in ogni fragranza, nella sempre presente consapevolezza dell’alchimia esistenziale che esso rappresenta.
Tutta la poetica dell’autore attinge da quotidianità impreziosite da uno sguardo oltre ,  quasi disincantato, supportato inestricabilmente da un lessico altamente evocativo che ci fa immergere totalmente nella mediterranea visione esistenziale del Poeta.
Poesia è …/ una canottiera sudata/ in un giorno/ qualunque/ accanto ad una musa/ dagli occhi profondi/ come tunnel/ (…)
E ti amerò/ ogni giorno che passa,/ bevendo/ la tua linfa agreste/ all’interno di tazze del sapere.
(“Poesia è”)

Sebastiano Impalà, un autore classico nel senso più completo e appagante del termine, che destreggia la sua penna preziosa a rivestire quotidianità faticate e si consegna all’eternità con la sua mediterranea passione che indubbiamente sa mostrarci al meglio.
Ora son suo,/ irrompo nel suo sesso/ per sconfiggere le ombre,/lambendo coi pensieri/ il concetto assurdo/ dell’eternità. (“Miele d’acacia”)
Mediterranea passione, Sicilianità, che porta nella sua penna con legittimo orgoglio in vessillo dorato di affermazione, in un costante parallelismo dentro ogni sguardo innamorato che sa regalarci con le sue liriche.
Le tue mani/ su di me,/ intreccio di ulivi siciliani/ al confine della sera. (“Le mani”)

Le imperdibili poesie di Impalà accentano l’agre naturalità contrapponendola al l’urlo infelice della modernità (“Rancore di un azteco”), in una propria bellezza che nel passato trova fertili radici.
Rivedo la bellezza/ del passato/ nelle accademie del sapere/ involandomi furtivo/ sull’empie scene/ della modernità. ( “L’accademia di Atene”)

Ossigeno e pensieri, dunque.
Una boccata di aria buona a corroborare pensieri profondi e preziosi che Sebastiano Impalà, con indiscussa maestria e leggiadria poetica, ci offre con naturale, intrinseca, passione. E immenso talento.
Grazie Poeta!


martedì 12 novembre 2013

Della tua luce rimane la lama




Non assenza di sole ad oscurare
ma alate eclissi d'eteriche rotte
sotto l'ombra del sole che più bagna
con zavorre a bucare illuse tasche

Si intravedono spasmi a deglutire
della tua luce rimane la lama
che ferisce nel gioco a mosca cieca
mentre braccia protendo a spazi vuoti

Il nero che si tocca fa più male
ed io che spezzo il buio con la brace
aspiro l'acre fumo a compensare
un respiro che manca nella gola

Oscuro è anche questo foglio bianco
inciso da una notte che non smette
nemmeno più nei sogni la rischiari
la veglia che si detta ha già il mio nome.

08/11/13 (inedito)

lunedì 4 novembre 2013

È più facile



È più facile, senza un respiro
che smuove le tue ciglia sorprese
che scopre le pieghe del tuo viso
mentre spieghi in silenzio la vita;

è più facile, senza un dolore
che trafigge allo specchio di sguardi
mentre la tua mano tocca il sale
sceso da un addio, sulla tua pelle.

Ma a volte è così che noi scappiamo
in liquida fuga dietro ai vetri
quando ci accarezzano parole
vestite in esclusiva dai sogni

e di tanti nomi è il mio chiamarti
unica utopia del mio sapermi
senza lame sui cuori di carta
che pulsano al ritmo di tastiere;

ed è così che a volte inganniamo
usando gli alfabeti sicuri
che toccano solo nervi illusi
lontani la distanza di un bacio

è asettico il trascritto piacere
in cieche vocali a digitare
mentre esplode l'urlo di un singhiozzo
nel disperso mio abbraccio al tuo seno.

(da: "ORME SULL'ACQUA")



sabato 2 novembre 2013

Letras de Parnaso: un articolo su Oggiono e Oliviero Angelo Fuina



Articolo trascritto per una migliore lettura:

Oggiono y Oliviero Angelo Fuina

El nombre Oggiono deriva de Augionus (lugar lleno de agua). En la antigüedad este territorio estaba lleno de pantanos y de lagos grandes y pequeños. Es un territorio que se encuentra entre el lago de Annone y las colinas rodeadas por las montañas de Lecco. El pueblo se caracteriza por una vasta llanura llamada “depósito aluvial” y por una zona de colinas de origen glacial con presencia de morrenas. 
Goza del típico clima suave de las latitudes medias, lluvioso o, por lo general, húmedo en todas las estaciones y con veranos muy cálidos.
Muchos son los restos arqueológicos romanos que se encuentran en la zona de Oggiono, por lo cual el origen del pueblo puede remontarse a esta época.
En la segunda mitad del siglo XVIII, las reformas administrativas y económicas realizadas por María Teresa de Austria inciden positivamente en Oggiono, donde empiezan a funcionar telares e hiladores de seda.
Durante los años 1931-1935 la industria de la seda entra en crisis, cerrándose telares e hiladores. Empiezan, entonces, a desarrollarse las industrias mecánicas, que luego, en los años del “boom” industrial, transformaron el pueblo agrícola en un centro importante de producción textil, de máquinas, de utensilios y de motores.
Hoy, después del cierre de algunos complejos industriales, el tejido económico de Oggiono está constituido por las empresas, pequeñas y medianas, artesanales, del sector terciario y de servicios.
Las manifestaciones más importantes son: la Fiera di Sant’Andrea (Ul Feron) que es una muestra zootécnica en la cual los ganaderos muestran sus mejores animales y en la que se expone la maquinaria agrícola. Acompaña a la Feria un gran mercado; el Carnevale Oggionese, uno de los más importantes del territorio de Lecco, que ha llegado a su 47ª edición  y en el cual participan grupos y carros procedentes de los pueblos cercanos, atrayendo cada año a miles de personas; La Festa di Sant’Eufemia donde se pone un “faro” debajo de la pintura a ella dedicada a la Santa, es decir, una pelota de papel que se quema durante la misa matinal en recuerdo del martirio de la Santa. Para la ocasión se celebra una procesión y se preparan las tradicionales casetas.
Uno de los personajes relevantes de Oggiono es Oliviero Angelo Fuina, poeta y escritor, nacido en Neuchâtel (Svizzera) en agosto de 1962 en el seno de una familia italiana. Ahora vive cerca de la orilla del lago de Annone, que es fiel reflejo de su carácter. En 2007 publica nada menos que 13 libros de diversos géneros literarios, si bien predomina la poesía. En 2013 publica su último poemario titulado “Orme sull’acqua” (Huellas sobre el agua), por el Gruppo Editoriale David and Matthaus de la que he seleccionado esta poesía.


“Huellas sobre el agua”, de Oliviero Angelo Fuina


Es la impronta que quiere hender el río
De vida fluida que no se domina a sí misma
Invisible como roca inmóvil
Mientras escapa del cauce en cada presente

Trazas vanas de una paradoja conocida,
De un legado mentiroso en superficie,
Anhelo que nada dona
Si no fútiles pasos que se desvanecen

Son huellas sobre el agua lo que pongo
El saber nadar que se muestra invicto
Quizá sean palabras las señales de mis pasos
En el quieto fluir al único mar.


(Traducido por Elisabetta Bagli)