Poi ti capita di ascoltare alla radio un brano musicale
che da sempre si era legato ad un evento significativo, ad un'emozione di
quelle che a ripensarci bene nemmeno ti sembra realmente possibile abbia
sommerso proprio te. E il battito cardiaco si accelera e quel dolore originale,
dato dal rimpianto o dalla semplice malinconica nostalgia di un tempo per te
irripetibile, si ripresenta pressoché intatto, anzi, amplificato dall’inaspettato
ritrovarlo. E voci, volti, sguardi e sapori ti si palesano prepotentemente allo
sguardo commosso dell’anima.
Proust, nella sua Ricerca del tempo perduto, aveva
ancorato le ritrovate sensazioni ed emozioni al profumo delle Madeleine, tipici biscotti francesi all’anice. Io, oltre a particolari profumi gastronomici
ancora dispersi in molte bolle del tempo della mia infanzia, riesco a vivere suggestivi viaggi anacronistici
e personali col profumo di certi brani,
di certe canzoni. Sì, ho detto proprio il profumo.
Questa è una riflessione che ho fatto proprio oggi
riascoltando per l’ennesima volta un brano che mi legava ad una persona amata
in modo impetuoso, come solo i “primi” amori possono essere vissuti, molto
tempo fa. Riascoltare quel particolare brano, ho scoperto, non mi aveva fatto
più alcun effetto di richiamo nostalgico. Mi sono dunque chiesto il perché di
questa disparità percettiva.
La prima risposta che frettolosamente mi sono dato è
stata la più ovvia: il tempo aveva finalmente “guarito” questo mio attaccamento
tenace ad un passato ormai morto. Ma non è stata la risposta esatta.
Non perché il passato non era morto (lo è sempre), bensì
perché in ogni mia attuale quotidianità non mi si ripresenta usualmente. L’innesco
è sempre dato dall’ascolto di un brano ancorato al singolo episodio emotivo.
Come una boccetta di profumo che una volta che si apre sprigiona essenze
evocative. Il profumo, la vera essenza, della memoria personale. Sono preziose
queste boccette personali e si dovrebbe centellinarne l’inalazione per
salvaguardare il loro tesoro emotivo conservato. Al pari di ogni flaconcino di
profumo che rimane spesso aperto e il cui aroma ci pervade copiosamente,
subentra una naturale assuefazione olfattiva e una dispersione della fragranza
più essenziale di quel prezioso profumo. E così succede per certe canzoni che avevamo imbottigliato in determinate
boccettine, spesso anche inconsciamente.
La seconda risposta, dunque, quella esatta, è stata che
avevo ascoltato troppe volte quella canzone e così abusandone ne avevo disperso
l’essenza e il profumo intenso, semplicemente, si era affievolito.
Ogni suggestione che induce a una immersione in
determinate e speciali bolle del tempo deve quindi essere preservata dal nostro
abusarne. Questa è la semplice e personale conclusione a cui sono pervenuto.
Pena, altrimenti, è l’impoverirci di certe emozioni e
della loro maestria sempre intrinseca. O di impoverirci semplicemente del profumo
più vero ed essenziale di ogni nostro ricordo, riconducendolo al banale "piattume" conoscitivo.
Oliviero Angelo Fuina - Giugno 2014 - Tutti i diritti riservati
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