martedì 17 giugno 2014

L'essenza profumata della musica





Poi ti capita di ascoltare alla radio un brano musicale che da sempre si era legato ad un evento significativo, ad un'emozione di quelle che a ripensarci bene nemmeno ti sembra realmente possibile abbia sommerso proprio te. E il battito cardiaco si accelera e quel dolore originale, dato dal rimpianto o dalla semplice malinconica nostalgia di un tempo per te irripetibile, si ripresenta pressoché intatto, anzi, amplificato dall’inaspettato ritrovarlo. E voci, volti, sguardi e sapori ti si palesano prepotentemente allo sguardo commosso dell’anima.
Proust, nella sua Ricerca del tempo perduto, aveva ancorato le ritrovate sensazioni ed emozioni al profumo delle Madeleine, tipici biscotti francesi  all’anice.  Io, oltre a particolari profumi gastronomici ancora dispersi in molte bolle del tempo della mia infanzia,  riesco a vivere suggestivi viaggi anacronistici e  personali col profumo di certi brani, di certe canzoni. Sì, ho detto proprio il profumo.
Questa è una riflessione che ho fatto proprio oggi riascoltando per l’ennesima volta un brano che mi legava ad una persona amata in modo impetuoso, come solo i “primi” amori possono essere vissuti, molto tempo fa. Riascoltare quel particolare brano, ho scoperto, non mi aveva fatto più alcun effetto di richiamo nostalgico. Mi sono dunque chiesto il perché di questa disparità percettiva.
La prima risposta che frettolosamente mi sono dato è stata la più ovvia: il tempo aveva finalmente “guarito” questo mio attaccamento tenace ad un passato ormai morto. Ma non è stata la risposta esatta.
Non perché il passato non era morto (lo è sempre), bensì perché in ogni mia attuale quotidianità non mi si ripresenta usualmente. L’innesco è sempre dato dall’ascolto di un brano ancorato al singolo episodio emotivo. Come una boccetta di profumo che una volta che si apre sprigiona essenze evocative. Il profumo, la vera essenza, della memoria personale. Sono preziose queste boccette personali e si dovrebbe centellinarne l’inalazione per salvaguardare il loro tesoro emotivo conservato. Al pari di ogni flaconcino di profumo che rimane spesso aperto e il cui aroma ci pervade copiosamente, subentra una naturale assuefazione olfattiva e una dispersione della fragranza più essenziale di quel prezioso profumo. E così succede per  certe canzoni che avevamo imbottigliato in determinate boccettine, spesso anche inconsciamente.
La seconda risposta, dunque, quella esatta, è stata che avevo ascoltato troppe volte quella canzone e così abusandone ne avevo disperso l’essenza e il profumo intenso, semplicemente, si era affievolito.
Ogni suggestione che induce a una immersione in determinate e speciali bolle del tempo deve quindi essere preservata dal nostro abusarne. Questa è la semplice e personale conclusione a cui sono pervenuto.
Pena, altrimenti, è l’impoverirci di certe emozioni e della loro maestria sempre intrinseca. O di impoverirci semplicemente del profumo più vero ed essenziale di ogni nostro ricordo, riconducendolo al banale "piattume" conoscitivo.


Oliviero Angelo Fuina - Giugno 2014 - Tutti i diritti riservati


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