martedì 3 giugno 2014

Noi di Mesopotamia






Lastre d’ardesia sui bagliori all’orizzonte
e il lugubre brontolio di morte cadenza
                                                  i nostri passi incerti;
                                   i nostri cauti sguardi
rimbalzano, grandi, fra bancarelle scarne
___________________ e strade di giungla.


Noi di Mesopotamia,
di fragile Torre già padri
Babele di mondi distanti,
altre torri cadute paghiamo;

noi acari infiniti, confusi
nello sporco tappeto civile
fra divini pretesti, battuto,
fra mediatici rulli, lavato.

E l’irato Dio Caino_________
d’acerbo grano raccoglie messi
con il sangue fraterno irrigato
come piene del Tigri, di Marzo;

cadon teste, si badi, infedeli,
ostaggi di un credo accecato
e la morte s’innalza a vessillo
 per noi che la vita chiediamo.

E l’altro Dio straniero_____
spalanca, inconsistente, le porte
e gli spifferi d’aria corrotta
già sollevano dubbi e rimpianti.

                              E il nostro Dio distratto,_____                              
dal Tigri e l’Eufrate solenni,
accoglie, sordo, il pianto
per i nostri figli dispersi

accoglie, muto, le membra
dei nostri figli, a terra, sparse. 

2005

(Oliviero Angelo Fuina)


Poesia di quasi 10 anni fa inserita nell'Antologia "Briciole di senso" per la Montedit. Progetto del vecchio e caro "Club dei Poeti" a suo tempo curato dall'amica Maria Capone (Adrena)
"Clubbete" che è stata la mia prima casa del cuore e che ancora adesso, tra i miei contatti, ho il piacere di annoverare molti iscritti presenti in quei miei primi anni, coi quali fortunatamente riesco ancora ad incrociare la penna.

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