Lastre d’ardesia sui
bagliori all’orizzonte
e il lugubre brontolio
di morte cadenza
i nostri passi incerti;
i nostri cauti sguardi
rimbalzano, grandi, fra
bancarelle scarne
___________________ e
strade di giungla.
Noi di Mesopotamia,
di fragile Torre già padri
Babele di mondi distanti,
altre torri cadute paghiamo;
noi acari infiniti, confusi
nello sporco tappeto civile
fra divini pretesti, battuto,
fra mediatici rulli, lavato.
E l’irato Dio Caino_________
d’acerbo grano raccoglie messi
con il sangue fraterno irrigato
come piene del Tigri, di Marzo;
cadon teste, si badi, infedeli,
ostaggi di un credo accecato
e la morte s’innalza a vessillo
per noi che la vita chiediamo.
E l’altro Dio straniero_____
spalanca, inconsistente, le porte
e gli spifferi d’aria corrotta
già sollevano dubbi e rimpianti.
E il nostro Dio distratto,_____
dal Tigri e l’Eufrate solenni,
accoglie, sordo, il pianto
per i nostri figli dispersi
accoglie, muto, le membra
dei nostri figli, a terra, sparse.
2005
(Oliviero Angelo Fuina)
Poesia di quasi 10 anni fa inserita nell'Antologia "Briciole di senso" per la Montedit. Progetto del vecchio e caro "Club dei Poeti" a suo tempo curato dall'amica Maria Capone (Adrena).
"Clubbete" che è stata la mia prima casa del cuore e che ancora adesso, tra i miei contatti, ho il piacere di annoverare molti iscritti presenti in quei miei primi anni, coi quali fortunatamente riesco ancora ad incrociare la penna.
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