martedì 19 agosto 2014

É il mio nome che ho dato alle parole



É d'inchiostro il sudore della vita

in tutti i passi, affermando me stesso,

è allo specchio che scrivo le mie rughe

mettendo quei sorrisi per inciso



É quel sacco che graffia la mia schiena

a dare la misura di ogni viaggio

io sono dei graffiti giusta somma

a volte un aggettivo un po' desueto



Il profilo, dagli anni, è appesantito

ma il verbo più leggero non inganna

è il mio nome che ho dato alle parole

mentre curvo le spalle alle sconfitte



Allargo i miei confini sopra i fogli

io che da questa sedia non mi muovo

ma gli occhi in penna d'oca hanno le ali

e voli in doppio margine sanciti



Mi chiedo come vendere i miei versi

che liberi già sono, oltre la mano,

è un filo d'aquilone che mi lega

ai cieli più lontani del mio cuore



Io scrivo, e poco altro riesco a fare

forse mi nutro di qualche consenso

come se il volo, di altri sguardi, indotto

mi fosse ricompensa di un restare.

(Oliviero Angelo Fuina)

(Poesia finalista al "Premio Città del Galateo 2014 - Valutata col massimo dei voti all'unanimità da tutta la giuria, al pari della silloge nell'omonima sezione, determinando così l'esito di "Vincitore Assoluto per la Poesia" nel Premio stesso)

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