É
d'inchiostro il sudore della vita
in
tutti i passi, affermando me stesso,
è
allo specchio che scrivo le mie rughe
mettendo
quei sorrisi per inciso
É
quel sacco che graffia la mia schiena
a
dare la misura di ogni viaggio
io
sono dei graffiti giusta somma
a
volte un aggettivo un po' desueto
Il
profilo, dagli anni, è appesantito
ma
il verbo più leggero non inganna
è
il mio nome che ho dato alle parole
mentre
curvo le spalle alle sconfitte
Allargo
i miei confini sopra i fogli
io
che da questa sedia non mi muovo
ma
gli occhi in penna d'oca hanno le ali
e
voli in doppio margine sanciti
Mi
chiedo come vendere i miei versi
che
liberi già sono, oltre la mano,
è
un filo d'aquilone che mi lega
ai
cieli più lontani del mio cuore
Io
scrivo, e poco altro riesco a fare
forse
mi nutro di qualche consenso
come
se il volo, di altri sguardi, indotto
mi
fosse ricompensa di un restare.
(Oliviero Angelo Fuina)
(Poesia finalista al "Premio Città del Galateo 2014 - Valutata col massimo dei voti all'unanimità da tutta la giuria, al pari della silloge nell'omonima sezione, determinando così l'esito di "Vincitore Assoluto per la Poesia" nel Premio stesso)
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