Sono al cospetto di Pablo,
l'autore del libro/Manifesto: "Lo scopatore di anime", edito dalla
David and Matthaus. Davanti a noi un portacenere che implora di evacuare e due
bicchieri di "Jack's" . Due "Tumbler" anarchici. Due
bicchieri mezzo pieni, più che mezzo vuoti. Lo so, è la stessa cosa ma quel
giochetto psicologico dell'ottimismo era così facilmente a portata di penna per
non usufruirne. D'altronde questo è un reportage scritto e ciò che viene mostrato,
per chi legge, semplicemente è. Quasi vuoto il pacchetto di Camel, però. Qui
anche l'ottimismo è finito in fumo.
Pablo l'ho conosciuto tramite
Rendié, il protagonista del suo libro. Il suo portavoce, per quello che ho
intuito io.
Anche lui è qui con noi, anzi,
davanti a me. Marlboro, per lui. Io e Pablo ci scambiamo uno sguardo d'intesa,
come a ribadire ciò che ci siamo già detti tra le righe, e cioè che di parlare
di se stesso non gli va particolarmente a genio. Forse per la sua
imprescindibile onestà intellettuale, ma non è importante, adesso. Rendié, lo
sappiamo da articoli che giornalisti d'assalto gli hanno già dedicato, quando
per tutti era "il dinamitardo della Subway", è più propenso a
concedersi con personale godimento ideologico ed intellettuale.
"Pragmaticamente intellettuale". Un onanista del verbo, mi concedo io
giusto per infiorettare questa premessa. Pablo ride.
Mi rivolgo quindi a Rendié:
"Ciao Rendié, nella tua già assodata capacità di inquadrare e
catalogare l'umanità, puoi tratteggiarci significativamente Pablo? Chi è
esattamente per te? Parlacene liberamente a tua discrezione:
- Ciao, Oliviero. Pensavo mi portassi "arance e stecche di
sigarette", sai, stare in "gattabuia", seppur con l'anima
ritemprata dal finale del romanzo, per me, per Rendié, non è il massimo. E,
invece, Mi ritrovo un bicchiere di whiskey. Grato. Mi scaldo le budella e ti
rispondo. Chi è Pablo? Un grandissimo figlio di puttana, un ex alcolista, uno
che scrive con le maiuscole, che non ama parlare di sé, un autore scomodo, uno
scrittore che ha creato un Libro/Manifesto generazionale, per dare una visione
nuova dell'Arte esistenziale, un ribelle romantico, il mio alter ego, un
fottuto pazzo che vorrebbe cambiare il mondo. -
Osservo ancora Pablo che se la
sta ridendo della grossa. Sì, devo ammettere che Rendié, di Pablo, ne ha
parlato "liberamente". Avrete anche dedotto che siamo nella saletta
dei colloqui della "gattabuia". L'amicizia col direttore ha fatto sì
che nessuno vedesse che le arance (e la segale, mais e orzo maltato) fossero in bottiglia. Ma si
sa, ci vuole sempre dello... spirito! Ne sollevo un goccetto ancora fino alle
labbra.
- Hai compreso, Oliviero, l’anima autonoma di certi personaggi
letterari? Rendié si prende certe licenze con Me, che nemmeno immagini. Altro,
che licenze poetiche! Ahahah. Questo è il ringraziamento per aver costruito
pensieri che non troveranno Mai la morte …
Guardo Rendié e continuo con
le domande …
"Dalle pagine del Manifesto hai sempre detto che l'indifferenza è
il male della nostra società e che l'apatia e la superficialità ne sono i suoi
sintomi. L'agire quindi ad ogni costo, il re-agire sempre, ti appartengono. Il
tutto in una libertà di scelta individuale e vera. Come puoi conciliare questo
assioma, condivisibile, con la tua attuale situazione di restrizione
individuale e assoggettamento di regole imposte?"
- La libertà finisce dove inizia
quella degli altri, Oliviero. La libertà rispetta l'altrui pensiero, se questi
si concretizza nella coerenza e nella giustizia. Oggettività è anch'essa
libertà. La mia attuale condizione, non mi costringe, se non parzialmente. La
mia mente è libera e vola oltre le sbarre, non ha confini, non ha limitazioni
di sorta. -
Già. Una risposta che mi
aspettavo. Banale d'altronde era la domanda. Per chi, direttamente o
indirettamente, sa scopare le anime le uniche gabbie possono essere solo
mentali. E non è il suo caso.
"Hai detto della tua anima ritemprata. Immagino ti riferisci anche
a Regina, l'anima affine ritrovata. Cosa è davvero cambiato nella tua visione
uomo - donna e cosa è cambiato del tuo metterti in gioco in amore durante quei
venti mesi sepolto nella metropolitana?"
- Credo, Oliviero, che da qualche parte del mondo vi sia sempre la metà
di una mela. Vivere la coppia significa tante cose, forse troppe. Simbiosi,
onestà intellettuale, forza d'animo, condividere le piccole cose quotidiane,
esserci, soprattutto, nei momenti più difficili, ma non con la solita pacca
sulla spalla, esserci significa rischiare di bruciare insieme. Uomo e Donna,
sono pianeti troppo lontani, siglati, raramente, da una chimica organica e da
voli ancestrali. Lo stare insieme significa che quattro occhi guardano verso un
obiettivo comune: il loro, senza farsi distogliere da civette o serpenti di
passaggio. Il sottosuolo emotivo cambia chiunque riesca ad affrontarlo. Me
compreso. Non sarete più gli stessi, questo è il coraggio di rimettersi in gioco.
-
Incrocio lo sguardo dell'amico
Pablo. Questa affermazione di Rendié appartiene in pari misura anche a lui e ne
siamo ben consapevoli.
Mi rivolgo ancora quindi al
nostro "eroe suburbano":
"… E dimmi, nella nuova visione di un Arte esistenziale di Pablo,
come a lui hai attribuito e riconosciuto, tu, come poeta, in che modo pensi di
contribuire?"
- Penso che i veri Poeti saranno i fari nella notte per chi ha sguardo
lungo per sfidare l'orizzonte. Il Poeta è il buon dilettante di Dio, la coda
del Demonio. Ascoltate la loro voce, essa non vi tradirà mai. -
Mi piace questa immagine. Mi
piace immaginarmi di riconoscermi un po', a dire il vero. Anche Pablo mi guarda
e sento che in parte i nostri pensieri non sono dissimili. Questione di
contenuti. E a tal proposito riempio i nostri bicchieri. Mi scopro a desiderare
un bicchiere di acqua ghiacciata da alternare a questi piccoli e intensi sorsi
per sorprendermi sempre al meglio con gola rinnovata.
Rendié non ha ovviamente
fretta. Si gode questo momento di normale parvenza umana, senza visibile
coercizione, come comunque ha accettato, non potendosi mai ritenere un “uomo
ingabbiato” nelle proprie idee. Tocca
ancora a me rompere il silenzio che mai è disagio, nel nostro incontro.
“Senti Rendié... ma come puoi conciliare allora il pragmatismo, quello
intellettuale, con la tua poesia di
sangue, di rabbia, di ribellione e di strada?
E come pensi che l'Arte esistenzialista possa cambiare il mondo
pensante di un'umanità apatica e addomesticata? Il tuo alter ego Pablo è
davvero convinto che ciò che ha scritto possa venire letto da chi più ne ha
bisogno, cioè i "grandi
indifferenti" del Consorzio Umano?”
- La concilio e come, l’idealismo pragmatico è un concetto che coniuga
l’aspetto idealista con la volontà di renderlo concreto e visibile, la finalità
di far confluire artisti e lettori verso un unico sogno pratico: il
miglioramento della condizione esistenziale e la lotta contro l’immobilismo
intellettuale. La mia poesia è sangue, lotta, rabbia, ribellione. Tutti
elementi che ritroverete in questa nuova visione generazionale.
Vedi, Oliviero, qui sta l’errore. Il senso profondo del Libro/Manifesto
non deve arrivare ai grandi burattinai del Consorzio umano, bellissimo termine,
deve giungere in Strada, tra la gente per bene, quella che suda e arranca
quotidianamente, quella che ritiene di camminare nel filo di una non speranza,
senza reti di protezione. Ecco, essa deve giungere a dare una nuova speranza a
Loro.
Sorrido. Solo Rendié può con
naturalezza e viscerale convinzione chiamare “gente per bene” quell’umanità che
arranca nei disagi sociali, scevro da ogni addomesticamento convenzionale. Ne
convengo.
"Ancora una domanda, e non l'ultima, Rendié... Il tuo esistere,
per ciò che di te conosciamo, come alter ego del "nostro" Pablo, non
ti fa chiedere quanto di te sia suo e quanto di Pablo sia tuo? "
- La mia storia, quella di Rendié, è solo una minima parte della vita
di Pablo. Una piccola finestra aperta sulla sua esistenza. Una goccia in un
oceano. Ma, è quella goccia che è il pretesto per far avvicinare il lettore a
una grande ribellione della mente. Qualcosa che, dopo la lettura, gli farà
apparire tutto ciò che lo circonda differente da come lo vedeva prima.
“A proposito, hai voglia di
regalarci un primo scoop rivelandoci il senso vero di quella "T" dopo
il nome di Pablo apposto in copertina sulle tue vicende d'azione e di pensiero
da lui narrate al meglio?"
- Aspide, Oliviero, questa è una domanda per la quale io e Pablo siamo
continuamente tartassati! Ricordi, quando ero al party del poeta dialettale e
mi presentavo come “Osvaldo”perché Rendié sarebbe stato un nome poco compreso?
Ahahah. Sempre per quel senso di limitazione degli uomini di non saper vedere
oltre il proprio naso. Ricordi anche la risposta data al giornalista nella
subway? Quali i veri natali? Un incontro clandestino tra un demone e un angelo,
che non potrò riscuotere mai.
Nemmeno il tempo di
addentrarmi nella sensazione (e me la sono cercata) di limitatezza e
inadeguatezza per la domanda banale e, a quanto pare, inutile, che ho rivolto a
Rendié, che Pablo stesso, tirato direttamente in causa, interviene …
- Qui, intervengo IO, Olly, invito il pubblico ad ascoltare la Mia
intervista radiofonica su Radio Vortice, quella tenuta, egregiamente, da
Giovanni Garufi Bozza. Lì, ne ho parlato ampiamente. Comunque, Vi dirò, brevemente,
che la T (non puntata), rappresenta, fondamentalmente, due cose: un’eredità
della Mia nascita rocambolesca, tronca come la stranezza del Mio concepimento.
Un innesto in vitreo … in provetta … dalle parti del Trocàdero, occasionalmente, come ami dire Tu, caro
Oliviero. Ed è anche la brevità con cui Mi chiamavano, giovanissimo, in Perù,
nel periodo della guerriglia popolare … quando non vi era Tempo per avvisarci
del pericolo che stava per sopraggiungere …
Ah, però! Mi sa che questa
intervista non posso perdermela, ci mancherebbe. Sorrido a Pablo e continuo
l’intervista con un Rendié sempre più a suo agio. Ma forse ero io quello che
abbisognava di esserlo maggiormente.
“Tornando agli "alter ego", ci sono stati dati ottimi e
confermati motivi sull'esistenza di due "Regina" nelle vostre
esistenze, di Pablo e tua. Quanto hanno di simile e quanto di divergente?”
- Regina è una donna fatta, creata da un Dio … che mentre la plasmava
si chiedeva “come”… come avesse fatto. Una donna che ti tiene testa sempre. Una
donna pensante. Una con cui puoi confidarti, star male, farti vedere a pezzi,
una che non giudicherà mai. Una che ti desterà e ti dirà che hai fatto una
cazzata o ti “minaccerà” se occorre per salvarti il culo. Beh, credo che tra le
pagine del romanzo, non abbia espresso la sua vera potenzialità. Del resto come
fai a descrivere il cielo d’Africa? Puoi solo vederlo, per comprenderne la
grandezza.
“Se la capitolazione di Nadine, la puttana pazza, è stata la goccia che
ha fatto traboccare il vaso della tua sopportazione a contrastare
l'omologazione servile di una debole umanità, l'arresa del tuo amico Gerald - e
ne abbiamo avuto testimonianza da Pablo nelle pagine che ti riguardano - l'hai ampiamente argomentata in lapidarie
sentenze di fatto che gli hai sputato da subito in faccia. Quale delle due
potresti accettare e perdonare? Ovviamente dicendoci anche il perché."
- Tra i due credo che non potrei perdonare il gesto di Gerard. Nessuno
dovrebbe asservirsi alla società, dimenticare il proprio sogno, rinnegare se
stesso. Del resto, anche Nadine ha tradito se stessa, ma, almeno, illudendosi
di aver incontrato il suo grande amore … che così non sarà, comunque.
Rendié è un tipo decisamente
di poche ma lapidarie parole. Non concede molto alla prosopopea ma ti tira in
fronte subito il nocciolo duro della questione.
" Hai mai pensato, a fronte di una spinta ideologica che ti ha
fatto agire e scegliere come hai fatto, cosa saresti stato se la tua Regina non
ti avesse costretto a un salto di ottava superiore nella consapevolezza di te
stesso? Può dunque l'amore essere il propellente unico, o la miccia, per
spingere in una direzione, o esplodere cambiamenti di non ritorno?"
- L’amore è, di certo, una delle chiavi che aprano gli ingranaggi del
mondo. Lasciatevi andare all’amore, quello vero, anche se siete rimasti delusi
dalle precedenti esperienze, cercate amore in ogni cosa che toccherete. La
dignità dell’uomo è anch’essa una spinta importante per guardare oltre, la
libertà di esprimersi, la fede in se stessi. Sono tutte cose che dobbiamo fare
nostre. Dobbiamo emergere dal buio e ritrovare la nostra luce interiore. Non
dobbiamo avere timore. Questo il coraggio esistenziale. Quello di non aver
paura di dire “ho sbagliato” e “ricominciare”, bruciare e riaccendersi.
Le risposte a secchiate generose
e i sorsi ripetuti dai nostro tumblers hanno
ormai “suicidato” il buon vecchio “Jack Daniel’s” del Tennessee. La mente è
ormai leggera di suo e pesante di concetti doverosamente ribaditi e confermati.
Anche Pablo comincia a proiettarsi a ritmi personali fuori da quella saletta
della “gattabuia”. Come a sottolineare
che quello che c’era da dire era stato detto nel Libro/Manifesto da lui scritto
e consegnatoci. Questo lo capisco bene. Forse per quella cosa della “P.N.L.”
che Pablo stesso mi aveva suggerito (obbligandomi ad andare a cercare su
“Wikipedia” l’esatto significato) in occasione di una mia fotografia scattata
ad Assago per la giornata dei “20 Eventi” organizzata dal Gruppo Editoriale
David and Matthaus. Mi rivolgo un’ultima
volta a Rendié …
“Qual è la domanda che non ti ho fatto e che ti aspettavi? Risponditi
addirittura, se vuoi.”
- Sì. La domanda: “Quanto conta
questo libro per te? E per quale motivo?” E’ la domanda che spetta a Pablo,
senza il quale io nemmeno esisterei. Almeno non pubblicamente. Vai Pablo,
rispondi pure …
I due si guardano complici,
sorridendosi, e mi rendo conto che senza la loro interscambiabilità nemmeno io sarei
qui a fare domande. Rivolgo la mia attenzione a Pablo che mi risponde con un
sospiro
- Conta tantissimo. Per tanti motivi. E’il mio biglietto di ritorno in
patria. E’ un modo di svestirmi, nudo con le mani in tasca. E’ un’opportunità
che tramite il Manifesto ho voluto dare a giovani talentuosi contro corrente.
Una voce fuori dal coro che vuole scardinare il monopolio dell’editoria e
parlare la lingua della strada, delle vita vera e vissuta, uno stile letterario
che sovverta la letteratura di carte da cioccolatini, come la chiamo IO. –
Adesso, Oliviero, Ti abbraccio, come un vecchio amico ritrovato, come un uomo
che non giudica, come un compagno con il quale Mi preparerò a fare un gran bel
viaggio … e Tu sai di cosa parlo…
Sì. So di cosa parla Pablo. E sorrido
a mia volta, consapevole di uno splendido viaggio che in un modo o in un altro
mi farà approdare ad un me stesso diverso da ora. Viaggio, a dire il vero, già
cominciato nella prima pagina del Libro/Manifesto “Lo scopatore di anime”. E
voi? Che aspettate a comprarvi un biglietto di viaggio fantastico verso lidi
inesplorati della vostra geografia eterica al modico e irrisorio prezzo del
libro testamento intellettuale di Pablo? Senza la T e senza il punto.
Oliviero Angelo Fuina
PABLO T
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