“20 Eventi a spettinare emozioni” il mio ricordo per Cartoceto
Come una gita scolastica la prima avventura degli autori di David and Matthaus.
Seppi di Cartoceto solo qualche
settimana prima della data della manifestazione “20 Eventi dal 20″
fortemente voluta dal mio Editore David and Matthaus.
E qualche giorno dopo riuscii anche a metabolizzare e memorizzare il
nome di questo piccolo e suggestivo paese marchigiano della provincia di
Pesaro Urbino. Si era deciso per il 20 Luglio, dunque. Io, autore di
questo Gruppo ufficialmente solo da due mesi, entrai in questo evento
pubblico rivestito da infinite emozioni anche tra loro contraddittorie.
Il primo pensiero fu quello che avrei potuto incontrare autori “veri”,
quelli coi loro bei libri già nelle vetrine librarie. Anch’io avevo la
mia silloge pubblicata da pochissimo e messa in vendita a tutti gli
effetti dal 7 giugno ma ancora non avevo compreso la portata reale di
questo mio passo importante da sempre solo sognato e a dire il vero
ancora non avevo avuto il piacere di avere una mia copia da poco in
vendita tra le mani. In poche parole ero sì un autore del gruppo, ma
tendevo a glissare io stesso su questo dato di fatto. Mi sentivo più un
bambino in gita premio con la possibilità di poter incrociare e
conoscere nomi per lo più solo letti, tranne qualche eccezione di
interazione più approfondita. Anche con l’opportunità di poter
incontrare finalmente il mio editore e poter guardare negli occhi la
persona che aveva scelto l’azzardo di scommettere su di me. Non da poco,
questo azzardo, pensavo sinceramente. E per me importante, se non
fondamentale.
Nell’evento estivo di Cartoceto era anche prevista la premiazione del Concorso Nazionale poetico di LiberArte e la presentazione ufficiale della corrispondente antologia: “L’anima delle parole“.
Avendo il privilegio e il piacere di essere uno dei membri di questo
Team significava che avrei potuto anche incontrare finalmente gli amici e
colleghi Elisabetta Bagli, Andrea Leonelli, Michela Zanarella e Gino Centofante. Ce n’era davvero abbastanza per sentirsi come a Natale, freddo e neve esclusi.
L’arrivo a Cartoceto fu avventuroso.
D’altronde, arrivarci a cavallo di Trenitalia è spesso una chiave
d’accesso privilegiata all’inconoscibile mondo senza tempo, o comunque
regolato da leggi molto elastiche, di questo nostro mai certo universo
parallelo come, appunto, possono esserlo due binari. Il piano era
semplice: regionale da Lecco a Milano Centrale, quasi immediato Freccia
Rossa fino a Bologna quindi super regionale fino a Fano. Partenza alle
ore 7.00 e arrivo previsto poco dopo mezzogiorno. L’inizio ufficiale
degli “Eventi” era previsto per le 18.00. Ma era un sabato caldo e
d’ispirazione balneare di fine Luglio, questo non l’avevo messo in conto
nella mia programmata tabella di marcia. Sapevo solo che a Faenza
sarebbe salito l’amico, poeta e collega di Liberarte Andrea e che
avremmo continuato il viaggio insieme. Già questo mi rendeva impaziente
ed eccitato, sapendo che sarebbe stato il primo di tanti incontri fino a
quel momento solo immaginati. A Bologna vidi arrivare il regionale per
Fano e lo vidi anche ripartire mezz’ora dopo sempre stipato da quella
stessa massa di giovani pendolari del mare Adriatico, senza alcun nuovo
ingresso nei vagoni, a sfidare ogni legge fisica conosciuta, della
moltitudine di passeggeri fermi con me al marciapiede. Avvisai Andrea
della situazione verificatasi e accettò di prendere il successivo
regionale anche lui. Che arrivò a Bologna, per me, mezz’ora dopo. E
continuò a sommare ritardi su ritardi ogni stazione successiva che si
fermava per farsi ammirare e non prendere. Andrea salì comunque a Faenza
e mi raggiunse nell’unico posto libero che, con l’aiuto di due
occasionali compagne di viaggio, gli avevamo a fatica preservato.
Trovarmi con lui e scoprirci anime affini, confermandoci la conoscenza e
la confidenza maturata sino a quel momento solo nel virtuale, fu la
prima splendida conferma di tutte le altre conferme avute in dono con
moltissimi altri autori imbarcati nella stessa avventura editoriale.
Arrivammo oltre le 14 a Fano e riuscimmo, grazie al caro Gianluca Battistelli e alla gentilissima Patrizia Traiani, a raggiungere il convento sopra Cartoceto per riunirci alla nostra responsabile di Collana Castalide Elisabetta
Bagli (grazie alla quale potei farmi conoscere dall’editore stesso),
alla splendida poetessa Michela Zanarella e all’amico, scrittore, attore
e giornalista Giuseppe Lorin. L’amico e collega Gino ci avrebbe raggiunto solo in serata. Pagandone scanzonato scotto.
L’ospitalità commovente delle suore
diede modo ad Andrea e al sottoscritto di poter pranzare di qualità e
quantità in orario non consono per poi sistemare velocemente i nostri
bagagli nelle ampie e confortevoli camere predisposte per noi lì al
Convento. Con noi di Liberarte alloggiavano nel secolare convento anche
la scrittrice Francesca Marano con il suo simpaticissimo compagno Michele e alcuni altri scrittori con le rispettive famiglie, tra i quali l’assaghese Walter Frassi.
Il pulmino navetta messo a nostra
disposizione dal Comune di Cartoceto venne un’ora dopo a spezzare il
silenzio prezioso di quella collina dagli infiniti orizzonti per
portarci finalmente a Cartoceto, nel cuore storico e artistico
dell’antico palazzo Comunale. Respirai da subito la rinfrescante brezza
artistica, quel vento per me nuovo e corroborante, che per due sere mi
avrebbe spettinato di emozioni.
Dalla piazza principale tutti noi, come
un’allegra scolaresca in gita, imboccammo una delle suggestive vie di
quel borgo marchigiano che si affaccia su morbidi declivi ad accarezzare
sguardi e raggiungemmo l’ingresso dello splendido palazzo Comunale che
il Sindaco aveva messo gentilmente, con sincera passione, a nostra
disposizione per questa manifestazione culturale aggregante e di
profonda condivisione. Potei così finalmente incontrare Sara e Francesca che avevano professionalmente curato l’editing della mia silloge e Maria Castaldo
che spesso aveva rappresentato l’ideale e paziente trait-d’union tra
tutti noi autori e la Casa Editrice. Cominciai a conoscere il giovane
scrittore Alessio Silo
che avrei imparato ad apprezzare sempre di più nei mesi seguenti,
abbracciai finalmente quella splendida persona che risponde al nome di Ciro Pinto
che pur non essendo autore della nostra stessa casa editrice è sempre
in prima fila nelle manifestazioni dove l’arte, la letteratura e
l’entusiasmo di voler costruire qualcosa di solido e duraturo vanno a
braccetto.
Nei frenetici momenti prima dell’inizio
ufficiale dell’Evento ci preparammo, noi di LiberArte, per una scaletta
di presentazioni e proclamazioni degli autori da noi segnalati
meritevoli per le loro Opere. Servì anche questo a non farmi pensare
troppo all’enormità, per me, di quel mio ritrovarmi dentro un sogno che
avevo sempre tenuto quasi con pudore dentro il mio sguardo. Giovanni ci
accolse come quella persona splendida e ricca di umanità qual è. Come
quella persona che sapeva esattamente di noi e il motivo per cui tutti
noi eravamo lì riuniti a condividere un sogno che per me si stava
realizzando concretamente proprio in quella occasione.
Quanti volti a cui dover dare un nome e
subito dopo ritrovarsi a scoprire di esserci già conosciuti per quello
che tutti noi realmente eravamo! Un naturale riconoscerci e confermarci.
L’esperienza diretta che suffragava il virtuale. E questo fu possibile,
ora ne sono consapevole, perché tutti noi ci siamo sempre mostrati e
condivisi per le persone che in vero eravamo. Ricordo ancora quel
signore dalla faccia simpatica e dalla cadenza emiliana che iniziò a
parlare con me e che subito dopo scoprii essere lo stimato Gastone Cappelloni,
un nome che da anni seguivo e con il quale interagivo nell’universo
poetico del Web. Allora anche lui non era ancora un autore della David
and Matthaus ma la sua presenza testimoniò per lui che la passione per
parole artisticamente confezionate non ha mai un cortile, un agorà, ben
definita ma è meravigliosamente apolide.
Cartoceto è anche il paese di un autore e
di una luminosa persona che nel suo saper lottare per affermare quel
suo splendido sorriso alla vita mi era e continua ad essermi
riferimento. Parlo di Giuseppe Frassinelli.
Essere tutti noi lì a “casa” sua lo ritenni da subito bellissimo e
importante. Tra le grandi donne che unitamente a Giovanni Fabiano
coniugava l’editoria con l’arte e con progetti encomiabili che entravano
nella sfera del sociale e della cooperazione in funzione di realtà più
sfortunate annovero sua moglie Laura Armanni. Il sorriso aperto d’accoglienza e di riconoscimento valse più di mille parole.
Tra quelle pietre antiche e nobili che
trasudavano storia, su quel palco in fondo alla sala, tutti noi avremmo
avuto parola e pubblica visibilità. Equamente e senza distinzione
alcuna. Tutti compagni di viaggio con medesime ali a tracciare unica
rotta.
Appena entrati, nella “navata” a
sinistra, le suggestive pareti in pietra erano addobbate da splendide
fotografie di due talentuosi fotografi: Alberto Bonomo e Wilson Santinelli,
che tra l’altro, quest’ultimo, aveva realizzato la splendida copertina
che impreziosiva la mia silloge. Come quelle di tantissimi autori.
Wilson stesso immortalò entrambe le serate con fotografie sempre
significative, riuscendo a condividere quell’alchimia, quella magia
unica, anche ad altri autori impossibilitati ad intervenire e che nei
giorni seguenti avrebbero potuto comprendere ciò che di straordinario a
Cartoceto stava avvenendo.
Ricordo ancora il mio atavico imbarazzo
unito però all’orgoglio, quella prima volta (per me in assoluto) che
salii sul palco insieme agli altri amici e membri del team Liberarte.
Tutti noi regalammo un pensiero su quella nostra splendida esperienza di
organizzatori e curatori dell’omonimo concorso ricordando doverosamente
la grande Nicoletta Letta che più di tutti aveva
voluto realizzare quell’evento e che per un grave impedimento non aveva
potuto essere fisicamente tra noi. Ma lo era con lo spirito e con tutto
ciò che lei per noi rappresentava. L’emozione travolse naturalmente
tutti i presenti quando Giuseppe Lorin salì sul palco con noi e Giovanni
a declamare una poesia che noi di Liberarte, congiuntamente, avevamo
voluto scrivere e dedicare proprio a lei, messa nelle prime pagine
dell’Antologia “L’anima delle parole” che ufficialmente stavamo
presentando e che a lei era dedicata. Lorin fu come sempre bravissimo
nel trasmettere l’emozione originale che avevamo profuso a cuore pieno
nella lirica stessa. Molti gli occhi lucidi e, fra tutte, le lacrime di
Francesca mi colpirono particolarmente, emblematiche del grande affetto e
amore che Nicoletta aveva saputo consolidare e affermare semplicemente
proponendosi per la bella persona che era ed è. Le mie, per pudore
innato, rimasero solo affacciate ai bordi dei miei occhi mentre pensavo a
come asciugare con una delicata carezza quelle che vedevo davanti a me,
in prima fila.
Personalmente salii su quel palco,
quella prima sera, ancora un paio di volte. La prima a proclamare
meritevole di uno dei premi speciali della giuria il poeta Papagni,
leggendone la motivazione e affiancando lo stesso Papagni nella lettura
della sua poesia da noi segnalata; la seconda quando, senza preavviso,
fui chiamato a parlare della mia silloge. L’emozione si amplificò
quando, con mia sorpresa, l’editore mi consegnò la copia zero delle mie “Orme sull’acqua“.
La prima volta che tangibilmente potevo avere tra le mani un sogno
diventato realtà! Una splendida e confusa emozione che comunque ricordo
ancora intensamente e che resterà indelebile in quello che spero sia
solo l’inizio di un lungo e appagante Viaggio. L’agitazione che vissi
poi al pensiero di cosa avrei potuto dire a tutte quelle persone,
davvero tante, presenti nella sala mi fece balzare il cuore in gola che
spero riuscii a non far notare col mio sorriso che mi si disegnò
autonomo nel poter parlare di un qualcosa che ben mi rappresentava.
Ricordo bene l’ostacolo quasi insormontabile di cominciare a formulare
un attacco logico al mio voler spiegare l’essenza di quelle mie “orme
sull’acqua” e poi non ricordo più nulla se non il suono della mia voce
che ininterrottamente sembrava esternare qualcosa comunque di
comprensibile, dato i tanti sguardi partecipi e attenti che tutte le
persone mi stavano regalando. Parlai a lungo e, spero, non dilungandomi,
e alla fine potei leggere una mia poesia che penso sia sempre il modo
migliore per comunicare ciò che un poeta è e sa trasmettere. Lessi “Io sono tutto ciò che resta di me”
e gli occhi lucidi che intercettai durante la lettura e l’applauso
sorprendente che suggellò il mio distico finale mi diedero per la prima
volta la certezza che anch’io, al pari di tutti gli altri autori, ero
legittimato a calcare quel palco dei nostri sogni. Ci alternammo tutti a
premiare poeti che con le loro poesie si erano a nostro giudizio
evidenziati più degli altri nel concorso, in un livello generale
comunque di notevole spessore. Ciro Pinto fu uno tra questi, mentre il
poeta Davide Colacrai
si aggiudicò il primo posto vincendo la splendida opportunità di avere
la propria silloge pubblicata dal nostro gruppo editoriale. Un premio
davvero di notevole valore.
In quelle due serate quasi irripetibili
per l’alchimia del luogo e dei presenti e per l’intensità e la varietà
delle proposte che si alternavano sul palco il mondo esterno sembrava
essersi eclissato al cospetto di questo splendido Universo artistico
così riccamente rappresentato, tra quelle storiche mura di Cartoceto.
A Francesca Marano con le sue fiabe si alternò Lucia Collo
col suo libro sul mondo del lavoro, così come Walter Frassi con il suo
interessante libro a denunciare, in una esperienza vissuta in prima
persona, una situazione di forte disagio economico patito sempre nel
mondo del lavoro e ad Alfredo Bertocchi con il suo romanzo intrigante. L’esplosiva Maria Pia Busiello
incantò tutti con le sue filastrocche per bambini dai forti valori
universali e condivisibili. Le recitò, anzi, le fece letteralmente
vivere con l’intensità adeguata del suo sorridente e coinvolgente
declamarle. C’era davvero tutto ciò che esaltava un comunicare profondo e
una condivisione artistica a 360° ! Giovanni, dall’alto del suo
splendido e capace saper organizzare l’evento, non ci fece nemmeno
mancare alcuni momenti musicali che due giovanissime interpreti ci
regalarono con le loro voci talentuose (una di loro era Valentina Baldelli la giovane cantante che aveva partecipato alla trasmissione televisiva della RAI “Ti lascio una canzone“)
e un progetto di scrittura realizzato con la scuola elementare di
Tavernelle di Serrungarina (PU) grazie alla simpatica esuberanza e
l’infinito amore per quel progetto stesso e per i piccoli allievi da
parte della Maestra Rita Fabiani, insieme ai genitori
stessi degli alunni. Una sinestesia sorprendente e riuscitissima, che la
nostra casa editrice aveva reso unica avallandola.
Vere “gocce di vita”
ci dissetarono quando sul palco Giuseppe Frassinelli parlò del suo
omonimo romanzo autobiografico, quasi stordendomi della sua grandezza di
persona e solarità d’animo. Molti e molti amici e colleghi si
alternarono sopra quel palco al centro del nostro mondo, l’unico
esistente per noi in quelle due sere e citarli tutti sarebbe quasi
impossibile. Comunque improponibile. Posso aggiungere “Da Monteverde al mare“, il libro del bravissimo Giuseppe Lorin su affascinanti aneddoti, storia e architettura di quel quartiere romano, “L’estetica dell’Oltre” di Michela Zanarella, “Dietro lo sguardo” di Elisabetta Bagli e “Penombre”
di Andrea Leonelli e molti e molti altri ancora straordinari autori che
la capacità e la lungimiranza di David and Matthaus è riuscita ad
accorpare in quell’isola felice, dove si privilegiano veri valori
familiari coniugati all’elevata professionalità di tutti i
collaboratori, che è il Gruppo Editoriale con tutte le sue tante e
specifiche Collane. Potrei citare ancora la bravissima scrittrice Sara Cerri col suo “Isadora Duncan“, Emanuela Arlotta
– che prima di allora conoscevo solo col nickname “Volo dei sensi” – ma
penso che la straordinaria varietà di talenti che hanno reso magico
l’evento a Cartoceto si sia compresa. Tutti, indistintamente, ad avere
pari spazio, peso e visibilità come Giovanni Fabiano fortemente aveva
voluto e programmato. Non solo, in quella straordinaria parata artistica
trovarono spazio e menzione significativa anche gli altri autori
impossibilitati ad essere presenti a Cartoceto. Come non applaudire
Giovanni per questo suo incondizionato affetto verso tutti i propri
autori voluti in quella grande famiglia (nel senso più ampio e positivo
del termine) che “David and Matthaus” rappresentava?
Nella seconda serata ho avuto, inoltre,
l’indubbio onore di salire di nuovo sul palco anche per presentare un
progetto particolare nato prevalentemente dall’amico e scrittore Michele Gardoni
, purtroppo assente a Cartoceto per motivi di lavoro, e con me
condiviso in una delle nostre notti nelle quali amavamo confrontare
pensieri e riflessioni, un progetto nato inizialmente per permetterci
di dare il nostro contributo e la nostra testimonianza in favore delle
persone meno fortunate e diversamente abili. L’emblematico titolo “DiVerso InVerso”
penso racchiuda il senso più vero di questa nostra idea subito
avvalorata e appoggiata dal nostro editore. E diversamente,
conoscendolo, non poteva essere.
Lunedì a pranzo il pulmino comunale ci
venne a prendere per l’ultima volta allo splendido convento delle suore
Discepole di Gesù Eucaristico e ci riportò a Fano dove salutai per
l’ultima volta gli splendidi compagni di viaggio che in quei due giorni
d’eventi e di condivisioni mi avevano arricchito enormemente.
Partii con negli occhi mille episodi,
mille sorrisi e tsunami di entusiasmo, con la consapevolezza di aver
incontrato persone splendide e vere e la certezza che questo nostro
comune e immenso sogno sarebbe continuato ad occhi ben aperti e in punta
di penna che avrebbe rappresentato al meglio l’essenza più profonda di
ognuno di noi.
Vidi ancora nella mente sorridente
Elisabetta e Michela giocare come bambine sul girello del parco di
Cartoceto domenica mattina, l’incontro e l’abbraccio sempre nel parco di
tutti noi con Frassinelli, regalandoci scatti fotografici sinceri a
futura dolce memoria, la piacevole e intima chiacchierata con Pinto
sotto il chiostro nel giardino del convento, confrontandoci su valori
familiari, figli e arte, le passeggiate per scalinate e vicoli della
splendida e suggestiva Cartoceto. Adriano Spaziani, Alessio Silo,
Giuseppe Lorin, tutti noi di LiberArte in un condividere come dono
prezioso anche il nostro complice e ammirato silenzio e la gioia di
essere tutti insieme in un luogo e in un evento che ci rappresentava al
meglio. Una grande famiglia, allargata, con sentimenti quasi
indescrivibili comuni a tutti. E infine, quasi a emblema di quel nostro
esserci ri-trovati a Cartoceto, la piazzetta antistante il palazzo degli
eventi e quel muretto che ci fu sfondo e balconata per abbracci,
fotografie d’anima in flash di sorrisi.
Ripartii dunque, almeno fino a Faenza,
con l’amico Andrea Leonelli, ancora non conscio che l’avventura a
cavallo di Trenitalia, da Bologna, non si sarebbe fatta attendere e
,anzi, si sarebbe ampliata fino al mio notturno rientro a casa, su “quel
ramo del lago di Como” ora di vanto alla postuma provincia di Lecco.Articolo pubblicato su "Anima Magazine": Q U I
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