giovedì 27 giugno 2013

Ho letto "Dietro lo sguardo" di Elisabetta Bagli


Prendere posto Dietro lo sguardo della brava poetessa Elisabetta Bagli è accomodarsi dentro un privilegio, mettendo comunque in preventivo improvvisi sussulti empatici.
Io l’ho fatto in punta di piedi a sfiorare panorami e cieli di quelle fotografie, quelle cartoline dell’anima, che la nostra sensibile e talentuosa poetessa ha scritto con naturalezza e profondità d’ascolto. In un linguaggio che è quello della semplicità che pervade la poesia più vera che non media se stessa.
Sapendo di ripetere un assioma quasi inflazionato, premetto che ciò che dirò sarà frutto esclusivamente di personali sensazioni che leggere queste ottime poesie mi ha fatto ritrovare e vestirmene; infatti: Ogni poesia, una volta scritta, appartiene a chi la legge. Detto questo, in un prudente e per me rassicurante mettere le mani avanti, continuo con piacere di condivisione.

Dietro lo sguardo è una silloge che Elisabetta Bagli ha voluto costruire in due sezioni emblematicamente contrapposte: Luce e Buio. In questa esatta sequenza.
Dovessimo limitarci a considerare questo percorso saremmo erroneamente portati a valutare un suo percorso emotivo che si dipana dalla positività alla negatività, da un ampio guardare ad un limitato intravedere. Nulla di più sbagliato, anzi.
E così infatti non può essere, anche leggendo direttamente col suo attento sguardo, ogni scorcio di vissuto per come si è palesato alla percezione interiore più vera della poetessa.
Illusoriamente un’immobile percezione che Elisabetta offre alle nostre movimentate e sollecitate emozioni di lettori, empatici attori del perenne oscillare della vita, in contraddizioni e paradossi propri dell’esistenza stessa. In confini mai esattamente dettagliati e definiti dove trovano cittadinanza le più variegate sfumature di un percepire se stessi in ogni accadimento, ostaggi di un palpito vitale mai domo.

Nella parte “illuminata” della silloge trovano residenza i sogni, le speranze, le passioni a definire un amore e un amare che pregna l’intero suo condividersi e offrirsi poetico. L’inizio della primavera dove lo stupore di ciò che sta nascendo e crescendo riempie lo sguardo di bramosia quasi frenetica, a colmare la vista con tutti i colori di questa stagione che già abbraccia l’esplosione di un’estate rovente fin dall’attesa. Elisabetta alterna versi di delicata aspettativa fino al passionale immergersi in profumi intensi, va dai tepori stupiti alle ardenti immersioni dentro lave passionali ed emotive. In un loop costante che l’amore ha in dote. Ci parla del sogno e lo stupore che però hanno intrinseci l’umano timore della labilità di ogni viversi quasi onirico, di ogni imprevisto temuto dietro l’angolo dell’attimo stesso.

Ho trovato interessante e non casuale la prima poesia di questa silloge, l’unica che apparentemente si discosta dal naturale, intenso e splendido raccontarsi della poetessa.
Qui Elisabetta Bagli mostra e dà voce, in un omaggio dedicato alla scrittrice Marguerite Yourcenar, ad  Adriano e Plotina, reali personaggi de La vita di Adriano della scrittrice francese.
Confesso che mi ha incuriosito e intrigato questo ipotetico dialogo tra Adriano e la sua “madre adottiva”, Plotina, moglie di Traiano.
Ho voluto vederci quasi un suo ribadire in prefazione la purezza di un amarsi d’anima intimo e platonico, in un appagamento – anche doloroso – di un sentimento d’amicizia così intenso e scevro d’ogni possibile corruzione. Anelando comunque all’impossibilità.
La nostra è una storia/ scritta nella storia,/stesse passioni,/stessi desideri./ Denudiamo le nostre anime/ fuse nel contatto intimo/ denso e complice/ della nostra amicizia/ scevra di ogni carnale rivelazione; e ancora: (…)/ mentre apparecchiavo/ la nostra tavola/ con fiori e sogni,/perle lacrimose della mia scelta/ di esserti amica./  (“Adriano e Plotina”)
Purtroppo – mio limite – non ho letto né conosco il libro “La vita di Adriano” ma questa poesia introduttiva della Bagli mi sembra estremamente indicativa di alcune sfumature di fondo del suo sguardo a solcare molti versi di un amare più onirico e quasi immaginifico che realmente carnale.
Mi piace aggiungere che “La vita di Adriano” è stata proprio scritta, dalla Yourcenar, a Villa Adriana, a Roma. Quasi un sottolineare non casuale, da parte della poetessa, di una sua forte appartenenza alla città di Roma e alla propria solare romanità.

Tutta la prima parte di questa densa raccolta poetica, comunque, è davvero una lettura luminosa nelle scintille d’iridi del sognante sguardo che, mostrandosi, ce la offre.
Come la bellissima poesia “Dipingimi”, nella quale leggo di  scintille di stelle e colori verso il giorno ancora da arrivare, nella magia di un tempo sospeso sulle funi dell’amore e nella delicatezza di un attimo fermato d’eterno e dipinto in sguardi sussurrati e roche parole.
Ma in ognuna di queste pagine nella Luce non manca un guizzo d’ombra, una consapevolezza sottile di temporaneità d’ogni umana faccenda e vicenda. Guizzo d’ombra che staglia maggiormente i luminosi lampi emotivi che tracimano passione e Vita.
Significativa, a tale proposito, l’ultima poesia di questa “prima parte” – ideale trait d’union con la seconda parte - e, nello specifico, in questi versi:
In un attimo si è consumato l’addio./ Non volevamo. Non sapevamo lasciarci./ Gli sguardi si cercavano di nuovo./ Uno slancio./ (…);
e ancora:
Volevamo fermare il tempo,/ volevamo quell’attimo tutto per noi,/ volevamo che durasse in eterno./ Siamo lontani./ Il tempo e lo spazio non ci separano,/ la vita ci separa,/ ci ha sempre separato./ La vita continua a farci incontrare/ per un attimo.  (“Un attimo”)

Inoltrandoci nella “seconda parte” di questa silloge comunque omogenea e legittimata nel percorso emotivo – quella identificata come Buio - , entriamo inevitabilmente in stati emotivi figli di attimi ben precisi fissati allo sguardo, vissuti con una nota prevalente di negatività, o meglio, con un doloroso e impotente constatare le speranze inattese della vita.
La realtà esige risposte/ che tu non mi dai./Non chiami./ Il tuo silenzio è una dolorosa poesia./ Mi hai detto addio./;
e ancora:
Anima persa,/inquietante, vibrante/ avvinta e vinta/ continuo a vivere i ricordi/ nei miei sogni. (“Amante”)

Nel Buio del medesimo e costante sguardo poetico della Bagli, predominante è il tema dell’addio, spesso subito, e dell’ineluttabilità di una conclusione che giunge inaspettata, anzi, non voluta. Ma necessaria.
Feroce e intenso è “L’addio” della prima – splendida – poesia che apre questa seconda sezione. Poesia tra l’altro vincitrice di targa e attestato di merito al Premio Alda Merini di Poesia 2013!!!

Ma come precedentemente i guizzi d’ombra stagliavano meglio la luminosità di un vivere percepito, ora sprazzi di luce tagliano l’adombrato percepirsi, perché in ogni emozione è sempre compreso l’intero universo interiore e l’universo intimo di Elisabetta Bagli si palesa per intensità straordinaria e infinite sfaccettature come il migliore dei diamanti.
Emerge quindi sempre più un affrancarsi dovuto da una nostalgia, da un rimpianto e da una dipendenza affettiva. E la luce si riprende scorci di scena proprio nell’affermare infine un amore dovuto a se stessa, riappropriandosi di un proprio autonomo pulsare.
Mi vuoi e non puoi./ Mi amo./ Vado via,/ per me. (“Ti odio”)

Luci e ombre dell’anima, in definitiva, che si mostrano al meglio attraverso capaci e talentuose parole che la profondità più vera dello sguardo sensibile di Elisabetta Bagli scrive indelebile su pupille interiori conquistate. Di certo sulle mie.
Un privilegio e una preziosa opportunità che potranno appartenere ad ognuno che si regalerà la visione più intensa Dietro lo sguardo di Elisabetta Bagli.
Grazie del tuo prezioso condividerti, amica mia!



Oliviero Angelo Fuina

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