martedì 25 giugno 2013

Se mano matricida non fermiamo

[La copertina dell'antologia della prima Ragunanza di Poesia]

Anche lo sguardo più non mi appartiene
sotto un cielo d'orizzonte antracite
il suono sepolcrale dei miei passi
incide disarmato nel cemento

Dov'è che abbiamo perso l'equilibrio
sulle ampie zolle a base della vita?
Ed ora, sulle lame più invasive,
strisciamo il cuore per non stare in piedi

Riarsa è la mia gola e asciutte mani
nel calice d'infanzia a dissetarmi
distolgo bocca al pianto della valle
che bagna la discarica sul viso

Sconfitto abbasso il capo ai miei fratelli
da sterili radici, avvelenate,
con fronde disadorne da ogni afflato
vedendo in loro specchio al mio abitare

Scegliendo nel progresso il nostro Credo
abbiamo accantonato il vero volto
di terra che ci è Madre nell'amore
che tacita ci lascia ad empie scelte

I figli che domani avremo in dote
il prezzo pagheranno a nostro conto
già orfani di un grembo più capace
se mano matricida non fermiamo.



(Poesia inserita nell'antologia "Sulle orme di Christina di Svezia" - Prima Ragunanza di Poesia - in qualità di collaboratore di Liber@rte)

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