Intervista di Michela Zanarella ad Oliviero Angelo Fuina, autore del libro “Orme sull’acqua”
lug 21, 2014
Oliviero Angelo Fuina
nasce a Neuchâtel (Svizzera) nell’agosto del 1962 da famiglia italiana.
Lettore compulsivo fin da bambino, trova quasi subito naturale sfogo
emotivo nella scrittura personale, nonostante il frequentare – imposto –
di corsi professionali alberghieri e istituti tecnici commerciali.
Solo nel 2005 comincia a proporre le sue composizioni poetiche sul web
e ne ha un riscontro più che buono. Viene inserito con merito in molte
antologie poetiche. In quel periodo comincia a cimentarsi anche in
racconti brevi e scopre che anch’essi vengono accolti favorevolmente.
Nel 2007 pubblica una prima silloge poetica che intitola
Poesie in cuffia, sulla suggestione di brani musicali “immortali”.
Oliviero Angelo da allora si dedica ancora con più dedizione allo scrivere
creativo. Solo nel 2011, però, pubblica quanto aveva scritto nel corso
di quegli ultimi anni incentivato da siti che permettono l’auto
pubblicazione con facilità.
E così nascono le seguenti raccolte poetiche
pubblicate in proprio: Scampoli e Assenze, Cieli di carta, Vocali in
apnea, Lido Venere – conchiglie all’anima, Blocco Note e Titoli di coda.
Nello 2011 pubblica anche i suoi racconti brevi, intitolandoli
Corti-Circuito (racconti brevi dal filo scoperto). Sull’onda di questo
volersi proporre, pubblica anche C’è tempo e tempo – Improbabile
Romanzo, scritto realmente quasi vent’anni prima, e Mah!, una serie di
microcosmi paralleli di pensieri impostati su calembours e giochi di
parole, che ricordano i giochi sperimentati dal gruppo Oulipo, ideato in
Francia negli anni sessanta da Raymond Queneau.
Prima di tutto questo pubblicare compulsivo, con l’amica e scrittrice Maria Capone (in arte Adrena) aveva scritto nel 2006
Il bacio di vetro, romanzo pubblicato nel 2011.Nel 2013 entra infine a far parte della
David and Matthaus, con la quale pubblica la silloge poetica Orme sull’acqua. Sposato e padre di un figlio di 14 anni,
vive a Oggiono, in provincia di Lecco, ai bordi di un lago che caratterialmente ben lo rappresenta.
Michela Zanarella lo incontra per Oubliette Magazine. Buona lettura!
M.Z.: La tua silloge poetica “
Orme sull’acqua”
è da considerarsi uno scrigno in versi raffinato ed intenso. Raccontaci
come nasce questa tua raccolta e quale messaggio si cela nel titolo
dell’opera, se di messaggi vogliamo parlare.
Oliviero Angelo Fuina:
Prima di tutto voglio ringraziarti per la considerazione lusinghiera con la quale fai riferimento alle mie “Orme sull’acqua”. Questa
mia silloge nasce una poesia alla volta e inconsapevole di esserlo fino
all’ultima. Mi spiego. Contrariamente a opere di narrativa, almeno per
ciò che mi riguarda, le poesie si scrivono (o meglio, mi si dettano)
senza avere un progetto comunicativo ben determinato. Le poesie prendono
vita e respirano con le mie emozioni nel momento stesso che la
riflessione conseguente (o l’outing catartico) mi si detta urgente. Poi
capita di ritrovarsi con un certo numero di liriche e che le stesse
abbiano un fattore comune che rispecchia quasi sempre il percorso
interiore ed emozionale che si sta percorrendo. Riunirle è solo il
logico passo successivo per proporre più compiutamente, e condividere,
il personale “sentire”. Nella fattispecie di “Orme
sull’acqua”, Il titolo, in effetti, rispecchia un “mio” assioma …
esistenziale. La vita è paradossale e contraddittoria come certamente lo
sono ipotetiche orme sull’acqua. Soprattutto la contraddittorietà è ciò
che sento appartenere maggiormente all’insieme di queste mie poesie
raggruppate. Perché la vita sovente ci ripresenta il medesimo evento o
accadimento da portare con discernimento alla nostra consapevolezza ma
le nostre risposte possono differire anche in modo diametralmente
opposto e tutto questo ritengo vada benissimo perché ogni esperienza
effettivamente va vissuta come originale senza retaggi passati, o
esperienze già terminate e conservate nella memoria, da portare in
riferimento come metro di misura comportamentale. Non esiste mai in
assoluto un modo giusto o un modo sbagliato. Esistono solo esperienze
che indistintamente, attraverso percorsi a volte anche tortuosi,
riescono a mostrarci di noi ciò che ci occorre sapere, in quel preciso
momento e con quella nostra determinata “risposta”, per crescere. Tutto
accade sempre nel presente e tutto accade sempre per la prima volta. E
la risposta emotiva dovrebbe sempre essere vergine per quello che in
quel preciso momento noi siamo o possiamo essere. E
sono proprio queste “Orme sull’acqua” quelle che possiamo lasciare nel
fluire della nostra vita. Inoltre a me personalmente richiamano un senso
di leggerezza che ritengo sia il giusto approccio per scorrere,
camminare, nel fiume dell’Esistenza verso l’unico mare che già siamo.
Perché il traguardo è il Viaggio stesso.
M.Z.: Come ti sei avvicinato alla scrittura e in modo particolare alla poesia?
Oliviero Angelo Fuina:
Sarò banale nella risposta, ma alla “scrittura” mi sono avvicinato a scuola, quando ho imparato a scrivere. Nel
senso che già dai primi “Temi” di italiano mi sono reso conto di quale
splendido e magico gioco erano le parole. Una penna e un foglio (e per
me anche molta carta assorbente essendo stato sempre un disastro con
pennini e calamai) e potevo creare storie e inventare nuovi mondi e
potevo dare voce al bambino che ero che diversamente sarebbe stato in
silenzio davanti al mondo degli adulti incapaci di poterlo stare ad
ascoltare. Leggere poi è stato il conseguente passo che mi ha fatto
innamorare definitivamente della magia delle parole. Alla
poesia, di contro, mi sono avvicinato per vie traverse e inusuali e non
immediatamente. Le poesie che a scuola ci facevano imparare a memoria
le ho sempre vissute come un obbligo e come una forma comunicativa
anacronistica e in qualche modo non funzionale alle mie esigenze. Certo,
le imparavo subito e la musicalità e il ritmo mi erano di facile
assimilazione. Ma non di gradimento. La prima “epifania” poetica è stata
grazie a un settimanale femminile che leggeva mia madre. “Intimità” o
“Confidenze”, ora non ricordo bene. Lettore compulsivo ed onnivoro, alle
elementari leggevo tutto quello che capitava per casa. Su questo
settimanale scoprii una rubrica di poesia dove le lettrici stesse
mandavano le loro poesie. Scoprii così che si poteva fare poesia anche
in un linguaggio moderno e per emozioni o sentimenti che riuscivo a
sentire meglio e in modo più affine. Leopardi e Ungaretti,
su tutti, letti e riletti poi in età adolescenziale sono stati
indubbiamente metro e misura di un mio recepire poesia e condividerla.
Per eleganza e musicalità e sintesi sorprendenti. Ma mi sento di
affermare che il vero amore per la poesia mi è stato donato da alcuni
cantautori italiani i cui testi erano per me la somma poetica espressiva
per eccellenza. Parlo di De André,
Guccini, Cocciante, Vecchioni, De Gregori e Baglioni. E il mio primo
cimentarmi in versi, ovviamente dopo le prime delusioni amorosi, è stato
raffrontandomi e trovando conforto ed empatia con le loro frasi
poetiche “ad effetto” e poi trovando finalmente le mie, in un comunicare
con la parte interiore di me stesso finalmente appagante e
rispecchiante il tono dell’emozione da comprendere o semplicemente
metabolizzare.
M.Z.: La tua vita da poeta nel contesto quotidiano
ti porta qualche volta alla riflessione dell’abbandono della realtà con
le sue problematiche materiali?
Oliviero Angelo Fuina:
Ma esiste davvero una vita “da poeti”? Ti confesso che faccio fatica a
rispondere a questa domanda. Esiste la vita, esiste di certo uno
“sguardo oltre” ed esiste un domandarsi e rispondersi sulla vita che a
volte si avvale di “poesia”, cioè di un linguaggio non prosaico che ha
però il pregio di sintetizzare un’emozione vissuta non diminuendone la
valenza né l’intensità, anzi. Ti dirò di più. Con le riflessioni in
poesia, i miei “outing” catartici dell’anima, riesco a focalizzare
meglio la realtà e le relative problematiche riconducendole, per gli
strumenti che sono, alle maestrie che comportano e che rappresentano nel
nostro Cammino. Le problematiche materiali, proprio grazie alla poesia,
riesco a portarle meglio a comprensione e discernimento, consapevole
che tutto ciò che accade non è mai casuale ed è sempre finalizzato a un
nostro crescere, magari vivendo proprio quella determinata esperienza
apparentemente “ingiusta”.
M.Z.: Hai autopubblicato diverse raccolte di poesia,
cosa distingue “Orme sull’acqua” dai tuoi lavori precedenti, in che
modo si è evoluto il tuo stile negli anni?
Oliviero Angelo Fuina:
La prima distinzione è già insita nella tua domanda. Le precedenti sette raccolte poetiche le ho auto pubblicate mentre “Orme sull’acqua”
ha avuto la fortuna e penso anche il merito di avere una Casa Editrice
(David and Matthaus) che le ha dato spazio, importanza e quindi i
natali, credendo e investendo nell’Opera e nell’Autore. “Orme
sull’acqua” si distingue inoltre dalle sillogi precedenti per una
diversa maturità nel guardare ad eventi emotivi e questo è anche logico
se si considera che ogni poesia è sempre figlia di un determinato
momento interiore del Poeta e che ne rispecchia esperienze e
consapevolezze raggiunte in un costante crescere che è “regola umana”
naturale. In quest’ultima silloge ritengo inoltre ci sia minor ermetismo
e più semplicità espositiva, o meglio, un dialogo interiore più
diretto, fermo restando un’eleganza lessicale e una musicalità costante
che mi viene unanimemente riconosciuta.
M.Z.: Hai un blog personale, pensi sia importante
essere presenti sui social network e comunicare sul web? Una tua
considerazione in merito.
Oliviero Angelo Fuina:
Sì, oggigiorno ritengo sia
fondamentale esserci in rete, soprattutto per autori che necessitano
ancora di farsi conoscere. Di rendersi riconoscibili e quindi, di
conseguenza, potersi vendere con più facilità perché spesso tra due
scelte d’acquisto editoriale si predilige più frequentemente quella il
cui Autore è conosciuto o del quale si sia sentito almeno “parlare” di
lui. Nel mio caso il blog, oltre che un piccolo archivio di mie
significative opere e riflessioni in prosa che racchiudono in modo
aggiornato la somma del mio divenire, è anche strumento per farmi
conoscere e rilanciare e anche per sperimentare magari nuove forme
stilistiche comunicative giusto “per vedere di nascosto l’effetto che
fa”. Leggermente diverso è il discorso dei Social
Network. Molto utili per allacciare e consolidare reti sociali, di
amicizia e” corporative” e per promuovere iniziative personali. Diciamo
che spesso funge da “passaparola” virtuale con più potenzialità
numeriche che quello quotidiano limitato alla cerchia delle persone
realmente vicine. Come per tutti gli strumenti non si
dovrebbe mai demonizzare ma neppure renderlo portatore di Verità
assolute. Ogni strumento vale per come viene usato, auspicando sempre un
minimo di discernimento e un po’ più di buon senso nell’utilizzo. Detto
questo, far parte attivamente di questo “Villaggio globale” può essere
solo positivo per portata e per numeri raggiunti. Farne parte con poco
giudizio, però, può essere altrettanto deleterio e controproducente in
modo amplificato. Ecco. La misura e il buon senso devono essere
prerogative d’utilizzo inderogabili, così come la personale capacità di
giudizio e di discernimento su parole “pubbliche”.
M.Z.: Hai ottenuto diversi riconoscimenti per le tue poesie, cosa ti hanno portato questi plausi?
Oliviero Angelo Fuina:
Ultimamente è successo con più
frequenza, è vero. Innanzi tutto mi hanno portato in dote maggior
autostima e fiducia nel mio modo di comunicare in versi. Confermandomi
un’accoglienza e una decodifica delle mie emozioni condivise che mi ha
rassicurato e confermato. Grazie a questi riconoscimenti indubbiamente
il mio nome ha avuto maggiore visibilità e risalto e questo, come ho
detto anche prima, è un ottimo aiuto per poter proporre con successo
d’accoglienza le proprie Opere, o comunque con quel minimo di curiosità
che un nome che comincia ad essere riconosciuto muove positivamente. Personalmente
poi questi riconoscimenti mi hanno portato in dote nuovi incontri con
persone splendide e interessanti con le quali condividermi all’interno
di una comune passione poetica o quanto meno comunicativa.
M.Z.: Progetti, impegni, ambizioni.
Oliviero Angelo Fuina:
Scrivere e scrivermi per imparare a
leggermi, io stesso, sempre meglio. Nello specifico ho in progetto, e
nel fantomatico cassetto di ogni portatore sano di penna, altre sillogi
poetiche, perché di scrivere poesie, “di guardarsi dentro o fuori con
sguardo interiore” non si finisce mai. Non c’è soluzione di continuità. È
un qualcosa che se ci appartiene, ci appartiene per sempre. Non si
sceglie di scrivere poesie, si viene scelti.“Alfabeti Di Versi”,
“Notturni in Versi” e molte altre poesie ancora senza nome di eventuale
silloge sono già in attesa del primo vagito pubblico, così come
l’eventuale pubblicazione di un mio “Romanzo” di riflessioni
autobiografiche allo specchio del quotidiano, dentro un mio riconosciuto
percorso nella spiritualità interiore (da non confondere con alcuna
religiosità) è in attesa di un necessario lavoro di editing e spero che
il mio Editore possa essere d’accordo d’iniziare anche questa nuova
avventura con me. Inoltre ho già molte storie che
stanno muovendosi quasi autonome negli oceani di carta che ho dato loro
in dono e che, con l’aiuto della mia penna, stanno crescendo e
delineandosi in modo, a mio parere (forse di parte), convincente. Riguardo
alle ambizioni sono un po’ in difficoltà nel focalizzarle. Ovviamente
verrebbe da dire subito quella di diventare un autore e un poeta
affermato, riconosciuto e “riconoscibile” e che possa vivere della
propria passione, “quasi” fosse davvero un “lavoro”. In
effetti, invece, io mi ritengo già contento e fortunato di poter
continuare a scrivere per come le parole mi si dettano e quando trovo
una sensibile accoglienza alle mie parole da parte di qualcuno mi sembra
di aver avuto già tutto. Su questo forse la mia Casa Editrice potrebbe
avere giustamente qualche riserva. Spero di averti
soddisfatto nel rispondere almeno coerentemente alle tue domande e ,
ringraziandoti per il tempo che mi hai dedicato, ti saluto e saluto
tutti coloro che avranno avuto la pazienza di leggermi in questo mio
mostrarmi fino a quest’ultima riga.
Written by Michela Zanarella