Tic-Tac, Tic-Tac,
Tic-Tac, Tic-Tac…
Dal rubinetto che perde
sul muro della mia
stanza
nel ritmico stillicidio,
gocciolando queste ore
che non mi fanno dormire,
scavando dentro la roccia
d’inadeguato presente
e Tic e Tac e Tic e Tac
e chiudo, per non sentire,
gli occhi e il tuo falso ricordo
ma il frastuono dei secondi
mi rende ancora impotente
al respiro cadenzato
del tuo volto già disperso
dentro il tempo che t’ignora
e Ticchete poi
Tacchete
e potrei anche impazzire
solo non lo fossi
stato,
bussa alla porta la luna
che il suo volto più non vedo
di crateri somatici,
quando lancette veloci
ci rubavano ogni istante
e Tacchete poi
Ticchete
e mi chiedo cosa veglio,
altra notte che non voglio,
che ricerco e più non fuggo
che mi vesto ancora insonne
che travaglio dentro un foglio
nell’appiglio che mi assorda
d’altra notte che ticchetta.
04/04/07
(da: "Cieli di carta")
bellissima!
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