L’arpeggio si tramuta in ragnatela
dagli ipnotici riflessi argentati
ed irretisce più del pifferaio
che richiama sulla scala di vento,
seguendo geometrie ottagonali
per tramutare in mosca i miei pensieri;
oscilla il mio cordoglio alla sua voce,
dal tono incerto in sommessa preghiera
e guardo il mio biglietto per il cielo
lontano la fatica di una tela
e scuotono all’unisono sei corde
l’urgenza di librarsi ad ali aperte
scordando il nero sarto che banchetta
sapendo la mia scelta ormai da sempre.
Grida la voce, tuonano gli accenti
e s’aprono gli accordi al mio destino
trema la mano nel lanciare il sasso
dentro gli stagni della mia finzione;
posso lasciarti dentro il tuo stupore
già salendo di nuvole i gradini,
posso rischiare anche il paradiso
svendendo a metà prezzo il tuo ricordo
ma se i miei passi corrono nel vento
è per sfuggire, vile, il tuo richiamo.
06/02/07
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